Preparazione fisica e mentale per affrontare la sfida del Vendée Globe

Il Vendée Globe è più di una regata. Per chi, come me, si prepara a vivere in solitaria gli oceani del mondo, è una sfida profonda e complessa, un impegno estremo in cui la preparazione mentale e fisica si intrecciano in un unico percorso. Al mio secondo giro del mondo a bordo dell’IMOCA Prysmian, voglio condividere il mio approccio alla competizione, sottolineando come ogni gesto, ogni routine e ogni attrezzatura siano pensati per affrontare l’enorme pressione, favorire la concentrazione e supportare una performance duratura.

La forza della routine: il metodo Giancarlo

Uno degli aspetti fondamentali della preparazione per una sfida come il Vendée Globe risiede nella costruzione di una routine ben definita. Per affrontare l’incertezza e le sfide della navigazione in solitaria, ho stabilito rituali precisi che offrono un senso di struttura e di stabilità. In un contesto dove tutto è mutevole e dove le condizioni atmosferiche e la solitudine mettono a dura prova la tenacia, queste abitudini agiscono come ancore di sicurezza, aiutandolo a ritrovare un equilibrio e a stabilire un senso di familiarità.
Questo approccio ricorda i gesti superstiziosi di grandi sportivi come Zinedine Zidane, che aveva reso celebri i suoi rituali pre-partita, spiegando come questi contribuissero a ottimizzare la sua performance. Io adotto un metodo simile: al mattino, appena sveglio, apro il computer per revisionare la lista “to do” del team e analizzare i dati meteo e gli aggiornamenti sulle previsioni. Successivamente, alle 8:30, faccio un punto della situazione con il team. Questo incontro quotidiano è un’opportunità per affinare le strategie, apportare eventuali correzioni e focalizzarmi sugli obiettivi a breve e lungo termine.
Durante la giornata, passo poi del tempo a bordo del mio IMOCA, concentrato sui dettagli tecnici della barca. L’attenzione ai dettagli è una costante nella preparazione: ogni componente, ogni impostazione, ogni minima regolazione è studiata e calibrata per rispondere al meglio alle sfide del mare aperto. L’IMOCA Prysmian, attrezzata con nuovi pannelli solari per migliorare l’efficienza energetica e ridurre l’impatto ambientale, riflette non solo l’attenzione alla sostenibilità ma anche la mia filosofia di affrontare il mare con responsabilità.
La sera, la routine prevede una sessione di nuoto – una pratica che non solo migliora la resistenza fisica, ma che mi aiuta a mantenere una connessione con l’acqua, a sentirmi parte di questo elemento che diventerà la mia “casa” per i prossimi mesi. Questo momento di sport è seguito da una passeggiata sul lungomare di Les Sables d’Olonne, un modo per liberare la mente dai pensieri e prepararmi al riposo. In questa fase, il distacco è totale: vivo in una sorta di “modalità nascosta”, isolato dall’euforia dei preparativi che coinvolgono il villaggio della regata. Questa capacità di concentrazione e di isolamento è fondamentale per risparmiare energia e non disperdere l’attenzione in distrazioni.

Esperienza e riflessioni

Rispetto alla mia prima partecipazione al Vendée Globe nel 2020, ho apportato solo minime modifiche alla mia preparazione. In particolare, l’esperienza mi ha insegnato che cambiare radicalmente una formula che ha funzionato non è necessario. Per il secondo Vendée Globe, infatti, ho perfezionato la preparazione solo del 10%, mantenendo inalterate le basi del mio approccio. Questo piccolo miglioramento è visibile in diversi aspetti della preparazione, dal rifornimento alimentare alle attrezzature di scorta, selezionate con ancora maggiore attenzione.
Per esempio, in questa edizione ho deciso di ridurre il carico di viveri, puntando su una maggiore varietà e preferendo una dieta pensata per garantire l’apporto calorico necessario, ma più facile da gestire durante la navigazione. Allo stesso modo, anche l’equipaggiamento personale è stato ridotto di un quarto rispetto all’edizione precedente, semplificando così il carico e ottimizzando gli spazi a bordo. Questa attenzione al dettaglio rivela quanto il mio approccio sia evoluto, diventando ancora più efficiente, pratico e focalizzato sulle esigenze specifiche della navigazione solitaria.
Un’altra innovazione di questa edizione è l’installazione dei pannelli solari a bordo, una scelta che riflette il mio impegno verso un approccio sostenibile, riducendo l’impronta ambientale della traversata. Questo sistema non solo rappresenta una scelta etica, ma garantisce anche un vantaggio pratico in termini di autonomia energetica, riducendo il peso e l’ingombro di combustibili tradizionali.

La forza mentale come leva della performance

Il Vendée Globe non è solo una sfida fisica, ma anche una prova mentale che richiede una resistenza psicologica eccezionale. Sono consapevole dell’importanza della preparazione mentale, al pari di quella fisica e tecnica, e lavoro costantemente per mantenere uno stato d’animo equilibrato e positivo. Questa capacità di gestione dello stress, che si sviluppa in anni di esperienza, è essenziale per mantenere la lucidità in situazioni di emergenza, quando è necessario prendere decisioni rapide e risolutive.
La capacità di rimanere centrato e calmo si ottiene in parte grazie alla routine, che agisce come una costante anche nelle situazioni più incerte. Questa attitudine si traduce anche in una particolare attenzione alla cura del sé durante la navigazione: la pulizia personale, anche se ridotta al minimo, è un modo per mantenere la disciplina e il rispetto verso sé stessi. Porto a bordo con me anche del detersivo liquido biologico, utile per lavare i vestiti, sottolineando come anche i piccoli gesti quotidiani contribuiscano a mantenere un senso di ordine e normalità.

Non è solo una gara

Per me, il Vendée Globe rappresenta una sfida che va oltre il semplice obiettivo di competere. Essere alla partenza della regata è di per sé un traguardo, una scelta di vita che implica dedizione, sacrificio e una profonda passione per il mare. Questa visione è confermata dal mio impegno per l’ambiente e dalla collaborazione con Prysmian, che condivide la stessa visione etica e sostenibile.
La preparazione e la competizione, per me, sono momenti di crescita personale, in cui ogni decisione presa si riflette non solo sul risultato finale, ma anche sul suo percorso di navigatore e di uomo. Come mi piace sempre ricordare, “il grande salto è ormai vicino” e questo richiede di risolvere ogni dubbio, perché dopo il colpo di cannone alla partenza, non ci saranno più domande, ma solo conseguenze.

Pianificare e simulare un processo professionale

Nella gestione aziendale e professionale, la capacità di prevedere e simulare scenari imprevisti è un asset cruciale per garantire il successo e la resilienza del proprio business. Questo approccio consente di analizzare come i mezzi, i team e la propria psiche reagirebbero in situazioni di emergenza o cambiamento radicale. Recentemente ho verificato la capacità di raddrizzamento del mio IMOCA 60 Prysmian, per essere sicuro che tutto funzioni in caso di emergenza. Il video che abbiamo realizzato, dimostra chiaramente come preparare una barca ed eventualmente un equipaggio a situazioni estreme possa fare la differenza tra successo e fallimento. Questa lezione è applicabile in ogni contesto professionale: le simulazioni, infatti, riducono l’incertezza, ottimizzano i processi e aumentano la capacità di risposta a problemi complessi.

Simulare per prevenire e migliorare

Simulare e testare strategie, processi e asset aziendali permette di identificare debolezze nascoste e correggerle prima che si verifichino situazioni critiche e significa anche cercare di valutare l’impatto di decisioni strategiche nel proprio mercato di riferimento, in considerazione delle mosse della concorrenza. Così come un velista deve prepararsi a condizioni avverse e capire la risposta della barca a cambiamenti repentini di vento e maree, un manager deve essere pronto a reagire a contesti incerti, sfruttando al meglio le risorse a disposizione.

Il valore della preparazione mentale e del team

Oltre all’aspetto tecnico, le simulazioni rafforzano la coesione del team, evidenziando il ruolo di ognuno in situazioni di crisi. Nella vita professionale, preparare il proprio team a gestire stress e imprevisti consente di ottenere prestazioni ottimali anche in momenti di elevata pressione. La fiducia nei mezzi, nelle procedure e nelle competenze del gruppo, insieme alla consapevolezza dei propri limiti, diventa un fattore competitivo. Nella vita professionale, così come nello sport, pianificare e simulare tutte le possibili eventualità non è solo un’esercitazione, ma un investimento per il successo. Solo chi è preparato a gestire l’incertezza può trasformare il rischio in opportunità, e il fallimento in una base solida su cui costruire il futuro.

Inizio della scuola

Anche quest’anno ho avuto il privilegio di vivere assieme a mia moglie l’emozione dell’inizio della scuola. In francese si dice “la rentrée”, che letteralmente si traduce il rientro.

Ma si tratta davvero del ritorno alla vita di tutti i giorni?

A volte, forse, ma a me piace vedere settembre come un momento di cambiamento: i bambini tornano a scuola, e con loro, anche i genitori si preparano a nuove sfide e nuove routine. O vecchie routine che possiamo cercare di mettere in discussione.

Come papà, velista oceanico e manager, vedo questo periodo dell’anno come l’inizio di un nuovo ciclo di apprendimento per i miei bambini, ma anche per me. Nel mio mondo, l’oceano è l’aula in cui imparo ogni giorno lezioni di resilienza, adattamento, e determinazione. Quando i nostri figli varcano la soglia della scuola, entrano in un ambiente in cui dovranno affrontare sfide, cogliere opportunità e costruire il loro carattere, giorno dopo giorno. Allo stesso modo io, ogni volta che metto piede sulla mia barca e lascio la costa, so di entrare in un mondo fatto di incognite, ma anche di grandi opportunità. E ogni regata rappresenta un percorso lungo e incerto, fatto di venti favorevoli, tempeste da affrontare e momenti di calma piatta.

L’inizio della scuola come una regata

La chiave per affrontare le sfide prima di ogni regata è la preparazione. Passo settimane, a volte mesi, a curare ogni dettaglio della mia barca, controllando che tutto sia in ordine, verificando le condizioni meteo, studiando le rotte e preparando me stesso, mentalmente e fisicamente, per affrontare ciò che mi attende.

Questa stessa attenzione alla preparazione è cruciale anche quando si tratta dei nostri figli e del loro ritorno a scuola. La scuola, come l’oceano, può essere imprevedibile. I bambini devono essere pronti ad affrontare nuove materie, nuove amicizie, e nuove sfide. Come genitori, possiamo aiutarli a prepararsi in molti modi: creando una routine stabile, supportandoli nello studio, e soprattutto, insegnando loro l’importanza della disciplina. In mare, la disciplina è ciò che mi permette di mantenere una rotta stabile, nonostante le difficoltà. Allo stesso modo, per i nostri figli, una buona preparazione e una routine solida li aiuteranno a rimanere concentrati e a superare gli ostacoli che incontreranno lungo il loro percorso scolastico.

La scuola non è solo un luogo dove si imparano nozioni, ma un luogo dove si impara a gestire le emozioni, a perseverare nonostante le difficoltà, a trovare l’equilibrio tra competizione e collaborazione, e a trasformare i fallimenti in lezioni preziose.

Imparare dai propri fallimenti

Affrontare i successi e i fallimenti durante una regata è un momento di crescita; ci sono momenti di grande esaltazione, quando il vento soffia nella direzione giusta e la barca vola sulle onde. Ma ci sono anche momenti di difficoltà, quando il vento cala o, peggio, quando si è nel bel mezzo di una tempesta. In questi momenti, è facile scoraggiarsi, ma è proprio qui che si impara di più. In mare, ho affrontato molte difficoltà. Ho dovuto riparare la mia barca in condizioni estreme, ho passato notti insonni a navigare attraverso tempeste, e ho vissuto momenti in cui il fallimento sembrava inevitabile. Ma ogni volta, ho imparato qualcosa di nuovo.

Ho imparato che il fallimento non è la fine, ma un’opportunità per crescere, per migliorare, e per tornare più forte. Questo è un insegnamento che cerco di trasmettere ai miei figli. A scuola, come nella vita, non tutto andrà sempre per il verso giusto. Ci saranno giorni in cui si sentiranno delusi, quando magari non otterranno il risultato sperato. Ma è proprio in questi momenti che devono capire l’importanza di rialzarsi e andare avanti, devono imparare che con impegno e determinazione possono superare qualsiasi ostacolo. Devono capire che un voto è solo la fotografia di un momento: se uno prende un brutto voto, non significa che non è preparato, ma che non lo è in quel momento. Uno stimolo per essere pronti la volta successiva. Questo è un insegnamento che li accompagnerà per tutta la vita, ben oltre le mura della scuola.

Una visione sul futuro

La scuola non è solo un luogo di apprendimento, ma anche un luogo dove si formano i futuri leader, innovatori, e cittadini. Come velista, so bene quanto sia importante avere una visione a lungo termine. Ogni regata che affronto, la preparo pensando al traguardo finale, ma anche a come ogni decisione che prendo lungo il percorso influenzerà il mio viaggio complessivo. Allo stesso modo, l’educazione dei nostri figli deve essere vista come un investimento nel loro futuro. Come genitori, il nostro compito non è solo quello di prepararli per le sfide immediate, ma anche di aiutarli a sviluppare una visione del loro futuro, insegnando loro a vedere oltre le difficoltà del presente. La scuola è il primo passo in questo percorso, un luogo dove iniziano a scoprire chi sono e chi vogliono diventare. È qui che imparano le basi di ciò che servirà loro per affrontare il mondo, e noi, come genitori, dobbiamo essere al loro fianco, guidandoli e supportandoli lungo questo viaggio.

I genitori, come un faro

Come genitori, il nostro ruolo è simile a quello di un faro per un velista. Non possiamo navigare al posto dei nostri figli, ma possiamo essere un punto di riferimento sicuro, una guida luminosa che li aiuta a orientarsi nei momenti di difficoltà. Dobbiamo essere presenti, pronti a sostenerli quando ne hanno bisogno, ma anche capaci di lasciarli andare, di permettere loro di esplorare e imparare dalle proprie esperienze. Ogni genitore sa quanto sia difficile trovare l’equilibrio tra protezione e autonomia. Vogliamo che i nostri figli siano al sicuro, ma sappiamo anche che devono affrontare le sfide per crescere. In questo, la scuola gioca un ruolo fondamentale. È il luogo dove iniziano a prendere le loro prime decisioni da soli, dove imparano a gestire il tempo, le responsabilità, e le relazioni. E noi dobbiamo essere lì, non per risolvere i loro problemi, ma per aiutarli a trovare le soluzioni da soli.

Quando penso alla scuola, mi piace immaginarla come il primo “oceano” in cui i bambini iniziano a navigare da soli. È un ambiente dove imparano a orientarsi in un mondo complesso, a prendere decisioni, e a trovare la loro strada. È il luogo dove iniziano a forgiare il loro carattere, a costruire la loro identità, e a prepararsi per il futuro.

L’inizio della scuola come l’inizio di un grande viaggio

Ogni anno scolastico rappresenta l’inizio di un grande viaggio per i nostri figli. Un viaggio fatto di scoperte, di successi e di fallimenti, di momenti di gioia e di momenti di sfida. Come velista, so quanto sia importante affrontare ogni nuova avventura con coraggio, determinazione, e una visione chiara del futuro. E come papà, so che il miglior regalo che posso fare ai miei figli è prepararli per questo viaggio, dando loro gli strumenti per affrontare l’oceano della vita con fiducia e resilienza.

A tutti i bambini che stanno affrontando l’inizio della scuola, auguro di navigare con il vento in poppa, di affrontare ogni sfida con coraggio, e di ricordare sempre che, come in mare, anche a scuola ogni giorno è un’opportunità per crescere e imparare.

E a tutti i genitori, auguro di riuscire ad essere i fari che guidano i loro figli in questo straordinario viaggio.

Buon vento e buon inizio della scuola a tutti

L’importanza delle vacanze prima di un impiego professionale

Viviamo in un mondo frenetico, dominato da ritmi di lavoro incessanti e impegni professionali che sembrano non finire mai. In un contesto così esigente, il tempo dedicato al riposo e al recupero assume un’importanza cruciale. Le vacanze non sono solo un lusso, ma una necessità. Ci permettono di scaricare lo stress accumulato nel periodo lavorativo e di riscoprire la gioia dei piccoli gesti attraverso momenti di svago e di relax. 

Quest’estate, ancora una volta, ho avuto la possibilità e la fortuna di poter trascorrere le vacanze che ho potuto concedermi in barca a vela con la mia famiglia. Una navigazione completamente diversa da quella a cui sono abituato.

Le vacanze per me sono questo: cambiare ritmo – lasciandomi guidare dai bisogni miei interni e quelli della mia famiglia, non dal dovere e dagli appuntamenti; cambiare focus – cambiare la quotidianità per godere di tutto ciò che durante l’anno rischia di essere vissuto troppo velocemente; cambiare mindset – cercando di lasciarmi alle spalle le preoccupazioni quotidiane vivendo appieno il presente, un concetto spesso dimenticato nella frenesia delle nostre vite lavorative. 

Le albe e i tramonti in mare sono spettacolari. I tuffi per raccogliere oggetti abbandonati e la felicità di liberare il mare sono indimenticabili. I piatti più semplici se condivisi sono più ricchi di sapore. I giochi a carte che fanno arrabbiare e poi ridere, i tatuaggi disegnati con la biro… I momenti condivisi in famiglia sono per me incredibilmente preziosi, perché mi permettono di rafforzare i legami e creare ricordi indimenticabili che verranno con me durante il prossimo Vendée Globe dandomi forza e motivazione. 

Credo che ognuno di noi abbia bisogno di momenti differenti, da costruire in base alla propria situazione e ai propri bisogni. Momenti di tranquillità per staccare la spina e connettersi al proprio io, momenti di adrenalina per risvegliare l’energia assopita…

Momenti che diventano ricordi che possono a loro volta diventare forza e motivazione per andare avanti, rinnovare la propria creatività e tornare al lavoro con uno spirito più fresco e motivato, un’energia più in equilibrio.

Perché ognuno di noi ha il suo piccolo grande Vendée Globe.

Amicizia: una risorsa insostituibile

La vita di un navigatore solitario è spesso immaginata come un’avventura eroica, solitaria, immersa nella natura più selvaggia e incontaminata. Tuttavia, dietro questa facciata romantica, si nascondono sfide immense e momenti di profonda solitudine. È in questi momenti che il calore dell’amicizia diventa fonte di motivazione, forza e stabilità emotiva e mentale.

Amicizia in Mare Aperto

In quanto navigatore solitario, ho imparato a conoscere e apprezzare l’importanza dell’amicizia in modi che non avrei mai immaginato. Quando sei in mare aperto, lontano da tutto e da tutti, il senso di isolamento può essere schiacciante. Il rumore assordante delle onde che sbattono contro la barca, il fischio del vento che soffia tra le sartie piuttosto che il silenzio delle bonacce ritmato dallo sbattere delle drizze, il vedere solo oceano attorno a te: tutto contribuisce a farti sentire piccolo e insignificante. In questi momenti, il pensiero degli amici, delle persone care che ti sostengono, diventa un’ancora di salvezza.

Collaboratori che Diventano Amici

Nel mondo della navigazione, i collaboratori non sono semplicemente colleghi di lavoro. Con il tempo, attraverso le sfide condivise, le difficoltà e le vittorie conquistate insieme, diventano amici. Il rispetto dei ruoli lavorativi non impedisce di concedersi delle confidenze, di parlare dei propri sentimenti e delle proprie paure. Questa connessione umana, questa amicizia che cresce e si rafforza nel tempo, rafforza la fiducia e rende possibile affrontare le difficoltà con coraggio e determinazione.

I Tifosi: Amici da Lontano

Un aspetto sorprendente della mia carriera è stato scoprire l’affetto e il calore dei tifosi. Persone che non ho mai incontrato di persona, ma che, attraverso le loro lettere e i loro messaggi, mi fanno sentire come un amico di lunga data. Le loro parole di incoraggiamento, i loro racconti personali, le loro esperienze di vita: tutto contribuisce a creare un legame speciale. È straordinario come, pur nella distanza fisica, si possa creare un’intimità emotiva così profonda. I tifosi non sono semplici sostenitori; sono amici che, con il loro affetto, mi regalano quella forza interiore necessaria per affrontare ogni nuova sfida.

L’Amicizia Ogni Giorno

L’amicizia, in tutte le sue forme, è sempre stata per me un valore inestimabile, una componente essenziale della mia vita e della mia carriera. Che si tratti dei collaboratori che diventano amici, dei tifosi che regalano il loro affetto da lontano, o degli amici di una vita che ti sostengono in ogni momento, l’amicizia è per me la forza che spinge a non mollare mai.

Il rapporto primordiale tra uomo e acqua

L’oceano è una forza primordiale, un’enorme distesa d’acqua che evoca sia timore sia fascino e richiama le origini, quando il feto si trova nel liquido amniotico nell’utero della mamma. Per me la conoscenza del mare e dell’acqua e la reazione del mio corpo a contatto con essa, non è solo una necessità tecnica, ma una parte integrante della mia essenza di uomo e navigatori. Un aspetto molto importante nella preparazione al Vendée Globe.

In caso di emergenza, la capacità di tuffarsi per ispezionare lo scafo, liberarlo da eventuali ostacoli, come mi è successo alla Bermuda 1000 Race nel 2019, la prima regata alla quale ho partecipato in IMOCA, può fare la differenza tra continuare la corsa o doverla abbandonare. Ma oltre l’aspetto tecnico, c’è qualcosa di più profondo.

 

Il Mare Maestro

Il mare insegna. Ogni onda, ogni corrente, ogni tempesta porta con sé lezioni preziose. Imparare a immergersi, ad esplorare i fondali, è una parte vitale di questo apprendimento. 

L’apnea non è solo una questione di trattenere il respiro. È un esercizio di autocontrollo, di disciplina mentale e fisica. Quando sei immerso, lontano dalla superficie, senti il battito del tuo cuore rallentare, il mondo si riduce a un silenzio ovattato. In quei momenti, impari a conoscere i tuoi limiti, a spingerli con rispetto e consapevolezza.

La preparazione per il Vendée Globe non riguarda solo la barca o la rotta. Riguarda la costruzione di una relazione simbiotica con l’acqua. Ogni immersione è un’opportunità per affinare le proprie capacità, ma anche per meditare, per ascoltare ciò che il mare ha da dire. È un dialogo continuo, un allenamento non solo per il corpo, ma soprattutto per la mente.

Il rapporto tra uomo e mare è ancestrale. L’acqua è il nostro elemento originario, ci richiama a una parte di noi che spesso dimentichiamo nella frenesia della vita quotidiana. Prepararsi per una regata come il Vendée Globe significa riconnettersi con quella parte, ricordare che siamo esseri d’acqua, che il mare scorre nelle nostre vene.

In mare, ogni decisione è cruciale. La capacità di mantenere la calma, di gestire lo stress, di prendere decisioni lucide sotto pressione è ciò che distingue un buon marinaio da un grande marinaio. E l’apnea è un perfetto allenamento per sviluppare queste qualità. Ti costringe a rallentare, a controllare il respiro, a trovare la pace in situazioni potenzialmente stressanti.

Prepararsi al Vendée Globe non è solo una questione di allenamento fisico e strategico, ma di immersione totale, di armonia con il mare. È riconoscere che ogni onda, ogni immersione, ogni momento passato a respirare con calma sott’acqua, è un passo verso la comprensione di sé stessi e del vasto, misterioso mondo che è l’oceano. 

Quando il giorno della partenza arriverà, sarò pronto non solo perché ho affinato le mie abilità tecniche, ma perché avrò costruito una relazione profonda e rispettosa con il mare. E in quella relazione, troverò la forza e la saggezza necessarie per affrontare ogni sfida che gli oceani vorranno presentarmi.

Ogni viaggio parte dal primo passo

Una regata non parte dal primo miglio, ma dall’ultimo miglio della regata precedente.

Preparare una regata oceanica è un processo complesso che richiede una pianificazione dettagliata e una gestione accurata di ogni aspetto della barca e dell’equipaggio. 

È un processo che si inserisce in un flusso e che viene preceduto dal debrief della regata precedente.

Alla fine di ogni regata raccolgo le riflessioni fatte durante la prova appena terminata, in modo da avere chiara e condividere al mio team tecnico la pianificazione del cantiere che, oltre alla normale manutenzione e alle consuete verifiche, si deve basare sulle migliorie che riteniamo necessarie. 

Il lavoro svolto sarà fondamentale in partenza, non solo per la performance del mezzo, ma anche per la mia preparazione e reattività: devo sapere che tutto è stato fatto a dovere e devo poter essere in grado di intervenire su qualunque soggetto qualora ci fossero problemi. Per questo cerco sempre di tenere un occhio su tutto.

È anche qui che si concentra il mio lavoro durante le fasi di cantiere: nella presenza con i ragazzi, nella conoscenza dei temi affrontati, nella direzione e presa di decisione condivise con il mio boat captain e il mio team. 

In questa fase, mi assicuro che ogni parte e strumento della barca vengano curati nei minimi dettagli e sorveglio il timing per fare in modo che non ci siano grosse decisioni da prendere all’ultimo minuto. 

Altrettanto importante è la preparazione della vita di bordo. È importante assicurarsi di avere a bordo tutto il necessario per l’intera durata della regata. 

Insieme al mio team preparo i sacchi dei materiali di rispetto, tutto quello che potrebbe essere utile nel caso fosse necessario fare delle riparazioni durante la regata. Non si tratta di un compito semplice: l’esperienza è maestra cosi come la capacità di scegliere, perché non possiamo portare tutto quello che vorremmo.

Da solo mi occupo della composizione della cambusa, che viene poi preparata da me e dal responsabile della logistica del mio team. Utilizziamo un foglio excel per l’organizzazione a bordo, che deve essere facile ed intuitiva: non amo avere dei sacchi giornalieri, ogni giorno scelgo in base a una serie di variabili tra cui il clima, lo stato del mare, come mi sento, le energie di cui ho bisogno, l’umore. 

Spetta esclusivamente a me anche la scelta dei vestiti da portare, che seleziono in base all’esperienza fatta nelle regate precedenti. È una fortuna poter avere in questo campo un partner tecnico che mi segue e con il quale condivido durante l’anno feedback e necessità. 

Sempre con il ragazzo che si occupa della logistica, organizzo tutto in dei sacchi, in modo che ogni cosa sia facilmente accessibile.

Infine, è fondamentale avere fiducia nel proprio team. E considero parte del team anche i fornitori esterni e i partner.

Ho la fortuna di lavorare con dei ragazzi impegnati, implicati, sui quali so di poter contare. Il boat captain è una figura chiave, che mi segue e si rende reperibile durante tutta la regata. A lui mi rivolgo per qualsiasi bisogno a bordo. Con lui scegliamo chi coinvolgere via via dei ragazzi del team o dei prestatari esterni, con i quali ho un ottimo rapporto umano, e che sono anche per questo sempre reattivi. I partner, gli sponsor tecnici, sono in più un sostegno reale ed emotivo. 

Ogni membro del team ha un ruolo specifico da svolgere e siamo tutti consapevoli dell’importanza del nostro lavoro per il successo della squadra. Perché anche se navigo in solitario, il progetto è di tutti e se anche loro restano a terra in regata, sono in qualche con me in barca. Nel lavoro che hanno fatto, nei messaggi di incoraggiamento che mi inviano…

Grazie a Gaby, Michael, JB, Ale, Tony, Matthieu, Jordan, François, Helly Hansen, Raymarine, Gottifredi Maffioli, Kholer Lombardini. E sempre Prysmian.

L’Accoglienza calorosa di Prysmian USA

Non scorderò mai l’accoglienza ricevuta dal management di Prysmian USA durante la mia recente visita a New York.

Approdato nella Grande Mela dopo la faticosa regata The Transat CIC, ho ritrovato e incontrato una rappresentanza del management del mio Title sponsor, Head Quarter e America del Nord, con il quale abbiamo animato un incontro con i più importanti clienti di questa importate regione.

Le pubbliche relazioni giocano un ruolo cruciale nel mondo degli affari, specialmente in un’azienda globale e B2B. La mia attività di navigatore oceanico solitario, offre un’opportunità unica per rafforzare i legami con i clienti e i partner. Le storie di sfide in mare aperto, di lavoro in team che sostiene la performance, di gestione della crisi, di resilienza – qualità che sono profondamente radicate nei valori di Prysmian – sono fonte di riflessione comune che si traslano in maniera impeccabile nel lavoro manageriale. 

Incontrare manager e clienti – che sono stati invitati anche a visitare l’imbarcazione ormeggiata lungo le banchine di Brooklin – è stato per me fonte di ispirazione: i miei racconti di avventure oceaniche, la narrazione congiunta della storia che lega il mio passato a quello di Prysmian, le nostre intenzioni e valori comuni, la passione per l’innovazione, l’obiettivo della sostenibilità, creano un legame emotivo che va oltre la semplice sponsorizzazione. 

In questo mio stop over americano, sono stato anche invitato ad animare un evento interno che ha tenuto luogo nel North America Headquarters Office, in Kentucky. Essere accolto con tanto entusiasmo e sostegno dalle persone di Prysmian è stato un momento di grande importanza, non solo per me personalmente, ma anche per la partnership duratura che condividiamo dal 2007: ho potuto incontrare, scambiare con persone che hanno voglia di ascoltare, chiedere e raccontare, ho ricevuto importanti feedback che ci aiuteranno a proseguire al meglio il nostro lavoro comune. 

Si è creato uno scambio naturale, una condivisione che testimonia come una partnership che riesce a entrare nel tessuto interno dell’azienda, sia in realtà anche un forte strumento di aggregazione, che motiva e crea un entusiasmante senso di appartenenza a un team allargato, presente in tutto il mondo. Un entusiasmo che si traduce in un ambiente di lavoro positivo e motivato, che si riflette anche nel servizio e nella dedizione verso i clienti.

La mia avventura con Prysmian non è solo una sponsorizzazione: è una partnership basata su valori condivisi e obiettivi comuni.

L’accoglienza ricevuta a New York è stata una testimonianza di quanto questa relazione sia vera e significativa e di come continui a crescere. 

C’è una frase che fa parte della nuova immagine di Prysmian, che rappresenta quello che stiamo vivendo e cha sarò orgoglioso di mostrare sulle mie vele: Navigate the way forward. 

Grazie ad Andrea Pirondini, Cristina Bifulco, Roberto Candela, Maura Nespoli, Anna Write, a tutti coloro che ho incontrato a New York e a tutte le donne e gli uomini di Prysmian che lavorano ogni giorno con noi o che semplicemente sentono l’IMOCA Prysmian la loro barca. So che sarete tutti a bordo con me durante il mio prossimo Vendée Globe.

Gestione della crisi

Per un navigatore oceanico, non è sufficiente solo saper navigare: è necessario saper gestire le crisi che possono avvenire in navigazione.

In mare, come in azienda, è fondamentale saper affrontare le difficoltà con razionalità e capacità di analisi. Ecco perché le competenze manageriali diventano cruciali, sia che si tratti di gestire un team che di dirigere un’azienda o un’imbarcazione. Nelle ultime 48 ore di regata alla TransatCIC, la regata di 3500 miglia che da Lorient porta a New York affrontando le depressioni del Nord Atlantico, ho avuto seri problemi di elettronica che mi hanno obbligato a navigare in modalità sopravvivenza. Una serie importante di falsi contatti ha fatto saltare gli schermi del computer e generato un mal funzionamento degli strumenti di bordo, ma soprattutto non avevo il pilota automatico principale che naviga grazie ai dati raccolti. Il pilota di riserva che ancora funzionava, navigava solo in modalità bussola, che necessita di continue regolazioni. Una situazione non facile da gestire, con una notte in bianco aggiuntasi alla stanchezza generata da una regata non semplice. Una situazione che rischiava di incidere sulla mia concentrazione.  Ma grazie al team a terra e alla caparbietà dovuta dalla necessità siamo riusciti a rimettere in funzione tutto il necessario.  E dopo essermi fermato un attimo, guardando nella quiete dopo la tempesta la luce dello schermo di nuovo funzionante e il pilota automatico, mi sono venute alla mente queste riflessioni di parallelo tra vela e management.    

Conoscere il Contesto

La prima regola per affrontare una crisi è conoscere il contesto in cui ci si trova. In mare, questo significa avere familiarità con le condizioni atmosferiche, lo stato del mare e la situazione della propria imbarcazione. Nell’ambito aziendale, significa comprendere il mercato, i concorrenti e le dinamiche interne ed esterne all’azienda.

Conoscere i Problemi

Un marinaio esperto sa individuare i problemi prima che diventino criticità. Lo stesso vale per un manager: è fondamentale saper riconoscere i segnali di allarme e intervenire tempestivamente per risolvere le situazioni problematiche prima che diventino irrimediabili.

Prendere Coscienza della Situazione

Una volta avverata una crisi, è necessario prendere coscienza della situazione, che significa staccare l’emotività e osservare, informarsi, razionalizzare. Significa guardare i dettagli avendo una visione d’insieme. Un marinaio che affronta una tempesta deve avere una visione d’insieme della situazione: deve valutare il vento, le onde, la direzione della corrente e prendere le decisioni giuste per mantenere la barca in sicurezza. Un manager deve essere in grado di guardare oltre i singoli problemi e avere una visione strategica del business, individuando le opportunità e pianificando le azioni future.

Mettere in sicurezza

Il punto precedente porta direttamente alla prima reazione: mettere in sicurezza. Quando pensiamo ad una crisi in mare, è un pensiero scontato: la prima cosa da fare è mettere in sicurezza lo skipper e gli strumenti, la barca. Nel management, vale lo stesso: quando capita qualcosa, è necessario preservare quanto resta e non degenerarlo. Proteggere il team, il budget, i risultati fino allora ottenuti… 

Attendere il momento giusto

Anche in caso di crisi, non bisogna agire in maniera emotiva e impulsiva. Se previsti – ed è bene farlo – è auspicabile agire per automatismi, nel caso di un navigatore, o per procedure nel caso di un’azienda. Gli automatismi permettono reazioni automatiche e testate, che lasciano la mente libera e risparmiano energie, così come le procedure aziendali.  Importante è anche aspettare il momento giusto. In navigazione si tratta semplicemente di attendere la buona condizione meteo, il giusto stato fisico e mentale per procedere con le riparazioni (basti immaginare la salita in testa d’albero), altrimenti si rischia di pagarne le conseguenze in maniera a volte più grave della crisi iniziale. In azienda anche: comunicare una crisi nel modo e momento giusto è fondamentale.

Avere Caparbietà e non mollare

Nelle situazioni difficili, è importante non arrendersi e lottare con determinazione per superare gli ostacoli, sia in mare, sia a terra. Determinazione, resilienza aiutano a fronteggiare le sfide con tenacia e coraggio e ottimismo, trovando soluzioni creative ai problemi e mantenendo sempre alta la motivazione del proprio team.

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La conclusione di un processo di gestione di crisi è attuare la soluzione trovata, cercando di ripartire fissando nuovi obiettivi che includono il recupero di quanto perso. In mare come a terra.

Navigando tra le scelte

In questi giorni, in famiglia, stiamo affrontando un tema comune eppure non banale: la scelta. 

Tutti scegliamo. In continuazione. Che si tratti di scelte banali, piuttosto che importanti, l’implicazione è sempre la stessa: scegliere significa mettersi in una situazione di disequilibrio, significa escludere una o più possibilità dalla tua vita, che non conoscerai mai, perché possiamo percorrere soltanto uno dei bivi che si presentano nel momento della scelta. 

La scelta è un tema che ritrovo costantemente nel mio mestiere, di navigatore come di manager: un bivio con due o più possibilità e tantissime ragioni pro e contro per ciascuna di esse. Di fronte decisioni difficili, sia nel mondo dello sport sia in quello professionale, ciò che ho sempre cercato di fare è utilizzare l’intuizione quando la razionalità non riesce a dare il passo finale.

La scelta è una crocevia in cui il passato incontra il futuro, dove ogni direzione offre promesse e incognite. È un tema universale, che si manifesta non solo nei momenti cruciali della vita, ma anche nelle decisioni quotidiane. Come genitori, ci troviamo spesso a spiegare ai nostri figli l’importanza di fare scelte consapevoli e responsabili.

La razionalità offre una bussola sicura, ma l’intuizione è la stella polare che guida il nostro istinto. Mentre la ragione analizza i pro e i contro, l’intuizione ci spinge verso ciò che sentiamo giusto nel profondo del nostro essere. È attraverso l’ascolto di noi stessi e l’immaginazione degli scenari possibili che possiamo percepire quella forza magnetica che ci attira verso la nostra vera strada.

L’intuizione in me si manifesta con l’immaginarmi in entrambi gli scenari e cercare di sentire quel qualcosa di magnetico che a un certo punto senza ragione, senza una spiegazione razionale, mi attira naturalmente verso una delle strade che si presentano. In modo che posso definire anche misterioso. 

Ho sempre conosciuto quella voce come la voce l’intuizione: una voce a cui ho cominciato a fare caso da piccolo e che mi ha portato a fare scelte a volta criticate, ma che mi hanno portato ad essere oggi chi sono. Un percorso di studi e di vita particolari: da una scuola professionale per odontotecnici a una laurea in filosofia, a un lavoro legato allo sport, il solitario. A essere me stesso, a sentirmi al posto giusto nel momento giusto.

Come velista professionista, ho imparato a fidarmi più dell’intuizione che della bussola. Attraverso il vento e le onde, ho imparato che ci sono momenti in cui la razionalità non basta e devi affidarti al tuo istinto per trovare la via migliore.

Anche nel mondo del business, le decisioni spesso si presentano come incroci di strade, ognuna con le proprie sfide e opportunità. Come manager, ho imparato che l’intuizione è un alleato potente nella ricerca delle soluzioni migliori. 

La vita è un viaggio di scoperta e le scelte sono le vele che ci portano avanti. Mi piace immaginare l’intuizione come una bussola interna: ascoltare quella voce misteriosa significa abbracciare il potere delle proprie scelte. E questo secondo me è l’unico modo per navigare con sicurezza verso il proprio destino e verso il successo del proprio business.

Aurelio, dovrai scegliere il tuo college, mamma e papà ti hanno accompagnato a visitare tante scuole, ma adesso il passo è tuo. E se alcuni ritengono che a dieci anni sei ancora piccolo per certe scelte, per noi non lo sei. Vogliamo insegnarti a scegliere ascoltando la voce del cuore. E se cadrai saremo con te per incitarti a rialzarti, a correggere, a continuare in questa scuola infinita che si chiama vita.