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CHI SONO

© Christophe BRESCHI

La mia carriera di navigatore è insolita, lo so. Di solito si inizia a navigare molto giovani, magari perché si nasce in luoghi di grande tradizione marinara. Io vengo da Firenze, una città dell’entroterra e, sebbene abbia ottimi ricordi della mia infanzia al mare, la nautica non faceva parte del mio ambiente.

La mia storia con il mare è iniziata da bambino. Una delle prime esperienze che ricordo, era il recupero di una bottiglia che mio padre lasciava cadere sul fondo del mare.

All’età di quattordici anni mi scoppia la febbre del windsurf. La tavola a vela mi cattura súbito: le prime planate, le partenze dall’acqua e le strambate power sono momenti che non si cancelleranno mai. Sul windsurf ci stavo bene, meglio che in qualsiasi altro posto.

 

L’amore per il mare e il navigare sboccia, Nettuno e Eolo mi prendono a cuore.

In barca a vela ci sono salito per caso, a me non piaceva, mi sembrava la tinozza dei surfisti falliti. Lavoravo a Follonica come istruttore di wind-surf, quando un amico della scuola vela improvvisamente si fa male. Il giorno dopo manca un istruttore per tre bambini innocenti, su un flying junior con 20 nodi.

Vamos! Il primo bordo è tutta una planata. Alla prima stramba tiro una straorza spettacolare, con barca che scuffia e tutti in acqua. Rido per infondere tranquillità mentre il terrore si espande nel mio torace. Riesco per grazia divina a raddrizzare la barca e rientrare. I bambini sono entusiasti, vogliono navigare solo con me.

Da quel giorno le cose sono andate da sole, prima verso gli Hobie 16 e poi i cabinati. La barca mi fa scoprire un nuovo modo di viaggiare, scoppia una nuova febbre, percorrere il mare.

La storia inizia con un trasferimento insieme a Piero dalla Grecia a Punta Ala. Navigare mi piace, mi permette di vivere una dimensione adatta alla mia personalità.

Lo spirito del surfista selvaggio lascia spazio ad uno spirito meditativo e introspettivo. Lentamente i due aspetti cominciano a complementarsi e a vivere insieme in una nuova forma. 

Nel 2008 inizio a correre solo in Classe Mini 6.50 e faccio della navigazione in solitario, la mia professione. Queste piccole imbarcazioni di 6 metri e mezzo sono state pensate per solcare l’oceano in competizione con budget contenuti e sono una palestra sia per i progettisti – per testare soluzioni innovative – sia per noi navigatori per prepararsi al salto in altre classi oceaniche, quali i Class 40 o gli IMOCA.

Due compagne di avventura, ITA 626 e ITA 747, mi accompagnano per quasi sei anni di progetti e mi portano per due volte a correre la Mini Transat, traversata atlantica in solitario, nel 2009 (quarto posto in serie) e nel 2013 (secondo posto in proto).

Cercando sempre di superare le mie conoscenze e i miei limiti, decido di navigare su diverse imbarcazioni, per apprendere da ciascuna nuovi modi di navigare: il Figaro nel 2010/11, disputo delle prove in Class 40, partecipo a una stagione in Multi50 nel 2015 e sperimento il Moth a foil nel 2016, per sperimentare subito la nuova tecnologia dei foil.

Nel 2017 approdo alla Classe IMOCA, barche di oltre 18 metri su cui realizzo il mio sogno nel 2020 di partecipare al Vendée Globe, il giro del mondo in solitario, senza scalo e senza assistenza.   

È il presente, le regate e la mia natura di navigatore solitario.

Giancarlo sul windsurf © Noesis
L'arrivo della Mini Transat 2009 © Christophe Breschi
Prysmian ITA 747 © Bernard Gergaud
La partenza della seconda tappa della Cap Istanbul 2010 da Ragusa © Jacques Vapillon
L'arrivo Giancarlo al Vendée Globe nel 2021 © Christophe Breschi