Il progetto legato al Vendée Globe 2024 è un’iniziativa di grande impatto che va oltre la sfida sportiva. Giancarlo Pedote, attraverso la sua partecipazione a questa prestigiosa competizione velica in solitaria intorno al mondo, intende non solo raggiungere traguardi agonistici, ma anche promuovere un messaggio chiaro e urgente sulla necessità di proteggere l’ambiente marino.
Obiettivi
Performance sportiva: L’obiettivo principale è affrontare e superare con successo la più dura regata oceanica al mondo, portando avanti una sfida fisica, mentale e tecnica che esalta l’eccellenza e la perseveranza umana.
Condivisione: Condividere quanto succede è fondamentale per Giancarlo Pedote. Ciò che succede in barca, intorno ad essa e soprattutto dentro di lui.
Consapevolezza ambientale: Giancarlo utilizza la visibilità del Vendée Globe per sensibilizzare il pubblico sullo stato di salute degli oceani, evidenziando le minacce poste dall’inquinamento marino, dalla plastica e dai cambiamenti climatici.
L’ambiente e tutela dei mari
Attraverso la sua partecipazione al Vendée Globe 2024, Giancarlo desidera lanciare un appello forte: è essenziale preservare la salute degli oceani per il futuro del pianeta. Il mare, fonte di vita e risorsa preziosa, sta subendo danni irreversibili a causa delle attività umane. Giancarlo vuole far comprendere che ogni piccola azione può contribuire a fare la differenza, e che la salvaguardia dell’ambiente marino è una responsabilità collettiva. Il progetto, quindi, non si limita alla regata, ma si pone come piattaforma per un dialogo globale sui temi della sostenibilità, con l’aspirazione di ispirare un cambiamento concreto e duraturo per il bene delle future generazioni.
Tutti questi temi sono stati affrontati nel suo ultimo libro “Proteggiamo l’Oceano“, che attraverso tappe simboliche incontrate durante il suo primo Vendée Globe, Giancarlo Pedote racconta la bellezza e i problemi dell’Oceano, citando soluzioni e incitando tutti a salire a bordo con lui in una regata per proteggere il pianeta. Con questo nuovo Vendée Globe 2024, Giancarlo Pedote ripercorrerà queste tappe e temi.
Il Vendée Globe è attualmente la più grande regata intorno al mondo in solitario, senza scalo e senza assistenza. L’evento segue le orme del Golden Globe che, nel 1968, ha dato il via alla prima circumnavigazione dei tre maggiori Capi (Buona Speranza, Leeuwin e Horn). Dei nove pionieri che partirono nel 1968, solo uno riuscì a tornare a Falmouth, il principale porto della Cornovaglia inglese: il marinaio britannico Robin Knox-Johnston, che raggiunse il porto di arrivo il 6 aprile 1969, dopo 313 giorni di navigazione. Vent’anni dopo, fu il velista Philippe Jeantot che, dopo la sua doppia vittoria nel BOC Challenge (giro del mondo in solitario con scali), lanciò l’idea di un nuovo giro del mondo in solitario, ma… senza scali! Nacque così il Vendée Globe. Il 26 novembre 1989, tredici velisti partirono per la prima regata, che durò più di tre mesi. Solo sette tornarono a Les Sables d’Olonne.
Nel corso delle nove edizioni di quella che oggi è nota al grande pubblico come l’Everest dei mari, 200 concorrenti hanno preso parte a questa straordinaria gara. Solo 114 di loro sono riusciti a tagliare il traguardo. Questa cifra esprime da sola l’estrema difficoltà di questo evento, in cui i velisti in solitario devono affrontare freddo pungente, onde enormi e venti che spazzano l’estremo sud! Il Vendée Globe è soprattutto un viaggio attraverso l’Oceano e nel profondo di se stessi. Ha reso noti numerosi grandi velisti: Titouan Lamazouen nel 1990, Alain Gautier nel 1993, Christophe Auguin nel 1997, Vincent Riouen nel 2005, François Gabart nel 2013, Armel Le Cléac’h nel 2017 e Yannick Bestaven nel 2021. Armel Le Cléac’h detiene ancora il record di 74 giorni di regata. Solo un velista l’ha vinta due volte: Michel Desjoyeaux, nel 2001 e nel 2009. Il decimo Vendée Globe partirà da Les Sables d’Olonne domenica 10 novembre 2024.
Il percorso
Dopo la partenza da Les Sables d’Olonne, il percorso prevede la discesa nell’oceano Atlantico verso il primo capo da doppiare: Capo di Buona Speranza.
Superato questo passaggio i navigatori devono attraversare l’Oceano Indiano e, una volta doppiato Capo Leeuwin, anche il Pacifico. Il tutto passando dalle latitudini estreme della zona soprannominata “il Grande Sud”, arrivando a toccare le famigerate fasce di navigazione che i primi esploratori chiamarono i “Quaranta ruggenti” – tra il 40° e il 50° parallelo sud, e i “Cinquanta urlanti” – tra il 50° e il 60° parallelo sud. Nomi che derivano dal rumore che il vento produce sibilando attraverso gli alberi, il sartiame e la velatura delle imbarcazioni in quelle condizioni estreme di mare e vento.
Doppiato Capo Horn, uno dei punti più meridionali del Sud America, situato a 55°59′ di latitudine sud, i navigatori devono risalire l’Oceano Atlantico per far ritorno a Les Sables d’Olonne, porto di partenza e arrivo della regata.
La rotta nord-sud per discendere l’Atlantico e la traversata sud-nord per risalirlo sono perpendicolari al movimento generale delle perturbazioni, mentre nel Grande Sud la traversata dell’Indiano e del Pacifico si effettua nel senso dello spostamento dei sistemi meteorologici, che affrontati in andatura portante rendono possibile la navigazione a vela.
Il percorso teorico (calcolato sulla rotta ortodromica) si sviluppa su 24.296 miglia nautiche ovvero 44.996,2 chilometri. In realtà, durante le nove precedenti edizioni del Vendée Globe, la maggior parte dei concorrenti ha percorso ben più di 28.000 miglia, quasi 52.000 chilometri. Giancarlo, durante il suo primo Vendée Globe, ha percorso 28.490 miglia ad una velocità di 14,7 nodi di media negli 80 giorni, 22 ore e 42 minuti che ha impiegato a circumnavigare il globo.
IL CONCETTO DI BASE
Il concetto del Vendée Globe è semplice: circumnavigare il globo in solitario, senza scalo e senza assistenza. Questi tre parametri essenziali sono la firma inimitabile dell’evento, il suo vero DNA. Sono chiaramente definiti nelle istruzioni di regata.
IN SOLITARIO
Una donna o un uomo, il giro del mondo, una barca. Si tratta di una regata in solitario in cui nessun altro, oltre allo skipper, può trovarsi a bordo della barca durante la circumnavigazione. L’eccezione degna di nota è, ovviamente, il salvataggio di un altro concorrente! Ricordiamo il salvataggio di Kévin Escoffier da parte di Jean Le Cam nell’edizione 2020/21, ma è successo altre volte nella storia del Vendée Globe. Nella terza edizione, Pete Goss ha salvato Raphaël Dinelli in extremis prima di portarlo in Nuova Zelanda; nel 2009, Jean Le Cam è stato salvato da Vincent Riou dopo che la sua barca si era rovesciata a Capo Horn.
SENZA SCALO
L’unico scalo tecnico che si può realmente prevedere per un concorrente del Vendée Globe è tornare a Les Sables d’Olonne, entro un massimo di 10 giorni dalla partenza. È quello che ha fatto Michel Desjoyeaux nel 2008: è partito con 40 ore di ritardo, ma alla fine ha vinto la regata! I velisti in solitario hanno il diritto di fermarsi – ad esempio per ancorare in una baia – ma non di mettere piede a terra oltre il limite della battigia, cioè il punto che li separa dal livello dell’alta marea. Yves Parlier si è avvalso di questa possibilità nell’edizione 2000 della regata. Molti velisti si sono accontentati di ancorare senza scendere a terra, ad esempio per il tempo necessario a salire in testa d’albero, come ha fatto Marc Guillemot nel 2008/2009.
SENZA ASSISTENZA
Durante il Vendée Globe, il velista è solo a bordo. L’unica assistenza tollerata è quella che segue il ritorno a Les Sables d’Olonne, inevitabilmente molto penalizzante, dopo la partenza. A parte questa eccezione, per l’intero giro del mondo si deve fare affidamento esclusivamente su se stessi. Consigli sulle rotte da seguire e avvertimenti relativi alla situazione meteorologica sono severamente vietati. I velisti devono pianificare la propria navigazione, riparare eventuali danni da soli… e prendersi cura di se stessi in caso di malattia o infortunio. In quest’ultimo caso, hanno diritto solo all’assistenza a distanza del medico di gara. Per quanto riguarda l’assistenza tecnica, è molto semplice: è severamente vietato ormeggiarsi ad un’altra barca o permettere a terzi di salire a bordo. I velisti possono consultare l’architetto dell’imbarcazione o il suo team tecnico per individuare il modo migliore di effettuare una riparazione, ma spetta a loro e solo a loro effettuarla, con i mezzi a loro disposizione… continuando la regata nelle migliori condizioni possibili. Sì, il Vendée Globe è una regata estrema!
IL TROFEO
Sessanta centimetri di altezza, trenta di circonferenza e dieci chili di peso: l’imponente Vendée Globe Trophy è un’opera d’arte in bronzo argentato di Philippe Macheret. Tutto in esso evoca la circumnavigazione.
Prodotto da Les Ateliers du Prisme e realizzato dalla fonderia d’arte Macheret nella regione francese della Sarthe, simboleggia il culmine di molti mesi di lavoro. Ogni vincitore del Vendée Globe riceve un trofeo che conserva per tutta la vita.
Curiosità
Armel Le Cléac’h detiene il record di percorrenza di 74 giorni, 3 ore e 35 minuti ottenuto nel 17.
Un solo navigatore l’ha vinto due volte: Michel Desjoyeaux, nel 2001 e nel 2009.
Nella gestione aziendale e professionale, la capacità di prevedere e simulare scenari imprevisti è un asset cruciale per garantire il successo e la resilienza del proprio business. Questo approccio consente di analizzare come i mezzi, i team e la propria psiche reagirebbero in situazioni di emergenza o cambiamento radicale.Recentemente ho verificato la capacità di raddrizzamento del mio IMOCA 60 Prysmian, per essere sicuro che tutto funzioni in caso di emergenza. Il video che abbiamo realizzato, dimostra chiaramente come preparare una barca ed eventualmente un equipaggio a situazioni estreme possa fare la differenza tra successo e fallimento. Questa lezione è applicabile in ogni contesto professionale: le simulazioni, infatti, riducono l’incertezza, ottimizzano i processi e aumentano la capacità di risposta a problemi complessi.
Simulare per prevenire e migliorare
Simulare e testare strategie, processi e asset aziendali permette di identificare debolezze nascoste e correggerle prima che si verifichino situazioni critiche e significa anche cercare di valutare l’impatto di decisioni strategiche nel proprio mercato di riferimento, in considerazione delle mosse della concorrenza.Così come un velista deve prepararsi a condizioni avverse e capire la risposta della barca a cambiamenti repentini di vento e maree, un manager deve essere pronto a reagire a contesti incerti, sfruttando al meglio le risorse a disposizione.
Il valore della preparazione mentale e del team
Oltre all’aspetto tecnico, le simulazioni rafforzano la coesione del team, evidenziando il ruolo di ognuno in situazioni di crisi. Nella vita professionale, preparare il proprio team a gestire stress e imprevisti consente di ottenere prestazioni ottimali anche in momenti di elevata pressione. La fiducia nei mezzi, nelle procedure e nelle competenze del gruppo, insieme alla consapevolezza dei propri limiti, diventa un fattore competitivo.Nella vita professionale, così come nello sport, pianificare e simulare tutte le possibili eventualità non è solo un’esercitazione, ma un investimento per il successo. Solo chi è preparato a gestire l’incertezza può trasformare il rischio in opportunità, e il fallimento in una base solida su cui costruire il futuro.
2013 – ”Champion de France. Promotion Course au Large en Solitaire”: titolo attribuito annualmente dalla Fédération Française de Voile a uno skipper Mini «Proto» e Mini «Série», per la sua partecipazione e performance nel circuito annuale di regate in solitario.
2014 – Velista dell’anno Federazione Italiana Vela
2016 – Velista dell’anno TAG Heuer|Tag Heurer
16 marzo 2021 – Giglio d’oro consegnato dal Sindaco di Firenze, Dario Nardella.
Marzo 2021 – targe di riconoscimento dal Consiglio Regionale della Toscana.
Pubblicazioni
Proteggiamo l’Oceano (2023) – Elekta Kids Gruppo Mondadori
L’Anima nell’Oceano. I miei 80 giorni al Vendée Globe(2021) – Rizzoli Gruppo Mondadori
Prélude au Vendée Globe. Regards d’écrivains, de marins ed des chercheurs(2020) – Voiles Gallimard (da pag. 97)[17]
Manuale della vela d’altura(2020) – FIV Federazione Italiana Vela (pag. 229 – La ricerca della performance nelle imbarcazioni da regata)