Vela e Motore – “Così mi preparo al Vendée Globe!”

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MENTRE IL COVID19 IMPAZZA CAMBIANDO AGENDA E ROUTINE DI TUTTI, L’AMBIZIOSO PROGETTO VENDÉE GLOBE DI GIANCARLO PEDOTE VA AVANTI. OVVIAMENTE DA CASA!

di Alberto Mariotti (alberto.mariotti@edisport.it)


“Nonostante il varo della barca e tutte le attività connesse siano state sospese, Giancarlo Pedote, velista toscano iscritto al Vendée Globe, non è certo rimasto fermo. Come ci ha raccontato lui stesso le sue ore lavoro non sono diminuite, anzi, sono aumentate. Meteo, allenamenti, preparazione mentale, pianificazione degli interventi, conference call con tecnici e sponsor e l’isolamento con la famiglia, a Lorient, in Francia, dove vive ormai da anni. Lo abbiamo sentito per una bella intervista sulle prossime attività in vista della partenza del giro del mondo in solitario e senza scalo fissata (salvo sorprese) per il prossimo 8 novembre 2020 alle ore 13:02”.

Alberto Mariotti pone diverse questioni a Giancarlo:

  • Nell’ultima regata sei stato fermato da una collisione con un oggetto semi sommerso, può la tecnologia evitare questi pericolosi impatti?
  • La telecamera serve solo di notte?
  • Le aziende di elettronica sono interessate a questa tecnologia?
  • Sarà utile anche nel diporto?
  • Quale sistema userai per guardare sott’acqua?
  • Quali sistemi elettronici hai a bordo?
  • In una regata come il Vendée Globe quanto tempo si passa al timone?
  • Capitolo prevenzione uomo a mare, come hai affrontato questo tema così delicato?
  • Quali strumenti consigli a chi va in cro- ciera con la famiglia?
  • In questo periodo di isolamento come ti dividi tra lavoro e famiglia?

Leggi le risposte su Vela e Motore

 

La Camera fissata in cima allalbero de IMOCA Prysmian Group
La Camera fissata in cima all’albero de IMOCA Prysmian Group

 


Chi è Alberto Mariotti

Ciao, mi chiamo Alberto Mariotti, sono un giornalista professionista e scrivo e fotografo per la rivista Vela e Motore dal lontano 2001. Sono nato a Roma il 4 febbraio 1975 e oggi vivo a Milano con la mia famiglia. Ho scelto questo lavoro spinto solo dalla passione per la fotografia e le barche, ho viaggiato spesso (e speriamo di riprendere presto!) e incontrato persone che mi hanno ispirato nel profondo e che ancora ringrazio. Vela e Motore è nata nel 1923, appartiene alla casa editrice Edisport Editoriale ed è la rivista di nautica più antica d’Italia. È un onore far parte della redazione!

Un bol d’air – Giancarlo Pedote: La drogue, c’est le dépassement de soi

Causa situazione Giancarlo decide di fermarsi

1 aventurier, 1 micro, 1 pizza, 1 heure.

di Pierre-Arnaud DESTREMAU 


“Giancarlo Pedote, italien de pure souche, né à Florence, est un passionné de voile depuis ses 14 ans. Il commence par la planche à voile pendant plusieurs années, avant de se retrouver par hasard moniteur de voile pour les plus jeunes. Il cultive sa passion pour la voile durant ses études, accompagné de nombreux voyages autour du monde, et se lance dans quelques régates. Il prend rapidement goût au Mini 6,50 et se fait approcher par son sponsor historique : Prysmian Group. Partenaire fidèle depuis 2007, le groupe va l’accompagner à travers toutes les courses auxquelles il va participer, d’abord, sur Mini 6,50, puis sur Class40 avant de se lancer depuis 3 ans sur son rêve d’enfance : le Vendée Globe. Il sera au départ de l’édition 2020, et nous raconte sa préparation”.

Con Pierre-Arnaud DESTREMAU ripercorriamo la vita di Giancarlo navigatore dai suoi inizi: gli studi, l’avvicinamento alla vela, l’incontro con Prysmian…

Ascolta il podcast, in francese:

Ausha : https://podcast.ausha.co/un-bol-d-air/8-giancarlo-pedote-skipper-pro
Spotify : https://open.spotify.com/show/64AHQ29MDgiKLdjrNSI7Vy
Deezer : http://www.deezer.com/show/965862
iTunes : https://podcasts.apple.com/fr/podcast/un-bol-dair/id1505576148
Youtube : https://www.youtube.com/playlist?list=PLmv_cTEGnIgQ92SJT2gYwXwCnyywMuaEC


Chi è Pierre-Arnaud DESTREMAU

Pierre-Arnaud Destremau, 28 ans, est basé à Paris pour son travail (commercial chez un éditeur de logiciel). Voyageur à ses heures perdues, il cultive une admiration depuis sa tendre enfance pour l’aventure. Alors il décide de créer le podcast “Un Bol d’Air” début 2020 pour interviewer les plus grands tarés de ce monde (sportifs, aventuriers, explorateurs, marins, voyageurs, photographes, etc) autour d’une pizza pour mieux comprendre les coulisses des vies trépidantes qu’ils mènent, et ce que représentent les engagements et les sacrifices qu’ils ont fait jusqu’ici. Le podcast est disponible sur toutes les plateformes de streaming (Deezer, Spotify, YouTube, Ausha, iTunes) et les nouveaux épisodes sont publiés tous les mardis et jeudis à 18h.

Giancarlo, Velista in Azione con Electriciens sans frontières e Prysmian

Giancarlo e Electriciens sans frontières sono attivi nella lotta al Coronavirus e, con l’entusiasmo di Prysmian Group, hanno subito aderito al progetto Velisti in Azione.

«Quando mi hanno proposto di aderire a quest’iniziativa, ho subito accettato, perché ritengo che in questo momento sia molto importante aiutare le persone in difficoltà. È lo spirito del nostro progetto IMOCA, lo spirito che chiamiamo #4PEOPLE. Uno spirito di solidarietà che ho ritrovato subito e che subito ho condiviso con l’associazione Electriciens sans frontières, impegnata con difficoltà nella lotta al Coronavirus in tutte quelle zone rurali che spesso vengono dimenticate» racconta Giancarlo.

«Siamo tutti sulla stessa barca, in questo momento. Non ci sono confini e credo sia giusto non scordarsi di chi non ha ancora accesso a una fonte stabile di energia elettrica o non ha accesso all’acqua, due elementi fondamentali per combattere il diffondersi della pandemia e aiutare tanti medici a poter utilizzare gli strumenti ospedalieri con regolarità, a poter conservare le medicine alle giuste temperature, a poter ricaricare i propri telefoni per restare in contatto con centri più specializzati. E permettere a tante persone di potersi lavare le mani in acque pulite. Sembra incredibile, ma è così».

L’idea

Nato da un’idea di Giorgio Scarpa, Velisti in Azione è un progetto per cui alcuni velisti mettono il loro tempo a disposizione contro il Coronavirus.

Giorgio Scarpa è un velaio italiano che in concomitanza dell’emergenza Coronavirus ha convertito la propria produzione in mascherine e “visiere” in plastica. Si è subito attivato ad aiutare gli altri, soprattutto operatori sanitari e forze impiegate in prima linea contro la pandemia. In seguito ha chiesto ad alcuni velisti di mettere all’asta una loro giornata in cambio di fondi che verranno destinati alla lotta al Coronavirus.

Giancarlo, Electriciens sans frontières e Prysmian Group hanno accettato con entusiasmo: partecipando all’asta online su Charity Stars, è possibile aggiudicarsi una giornata con Giancarlo.

L’iniziativa può interessare un gruppo di persone, aziende, o singoli privati. Chi si aggiudicherà l’asta, potrà passare una giornata con Giancarlo quando sarà in Italia, piuttosto che andare in Francia e visitare l’IMOCA Prysmian Group.

I fondi raccolti dall’asta relativa alla giornata con Giancarlo saranno devoluti a Electriciens sans frontières. L’associazione lavora ogni giorno per fornire accesso all’energia e all’acqua alle popolazioni meno abbienti.

Un lavoro fondamentale, che permette agli operatori sanitari che lavorano in zone rurali, di lottare contro le emergenze sanitarie quali il Covid. Rendere possibile utilizzare i macchinari necessari ed alimentare i sistemi di sanificazione dell’acqua sono i primi passi basilari in questa lotta. Electriciens sans frontières, inoltre, si sta già mobilitando per aiutare nella fase del post Covid, che sarà critica dal punto di vista economico.

In un momento in cui il virus si sta diffondendo in tutto il mondo, sono le popolazioni più isolate a pagarne il prezzo maggiore.

 

L’accesso all’energia e all’acqua sono essenziali per far fronte a una pandemia. Electriciens sans frontières lo sa.

La mancanza di accesso all’energia o all’acqua, che era già drammatica per quasi un miliardo di persone, aggraverà ulteriormente le conseguenze dell’epidemia.

  • Come rispettare le norme igieniche, essenziali per limitare la diffusione del virus, se non è nemmeno possibile avere acqua pulita nelle vicinanze?
  • Come attuare misure di distanziamento sociale, o confinamento, in assenza di mezzi di telecomunicazione, che richiedono elettricità?
  • E come fornire assistenza di qualità, quando oltre il 70% degli ospedali nell’Africa sub-sahariana non ha un accesso affidabile all’elettricità?

I progetti di Electriciens sans frotnières stanno già contribuendo alla lotta contro il coronavirus

L’azione di Electriciens sans frontières riguarda principalmente le strutture collettive, in particolare i centri sanitari (più di 200 negli ultimi anni). Portando la luce in un dispensario nella savana, consentendo a un centro di conservare le medicine al fresco, dotando un ospedale di un’alimentazione elettrica sicura e compatibile con l’uso di apparecchiature adeguate, l’associazione ha rafforzato le capacità di assistenza locale per i malati, fornendo non solo soluzioni tecniche ma anche e soprattutto le competenze per mantenerle funzionanti.
Inoltre, metà dei progetti di Electriciens sans frontières riguarda l’accesso all’acqua. Senza sapone o acqua, il rispetto delle norme igieniche è impossibile: queste azioni sono particolarmente importanti durante una crisi sanitaria.

Alassane, direttore di un centro di accoglienza per bambini in difficoltà nel Burkina Faso, testimonia:

«L’implementazione di misure di prevenzione per combattere la diffusione di Covid-19 è possibile grazie al punto d’acqua di cui disponiamo grazie all’intervento di Electriciens sans frontières. Sono preoccupato, ma per il momento tutti i bambini stanno bene».

Nel 2017, i volontari di Electriciens sans frontières hanno messo in funzione un pozzo e una pompa all’interno di un centro di accoglienza, la cui elettrificazione degli edifici ha consentito l’avvio di una fabbrica di sapone. Attualmente, questa fabbrica di sapone è in piena attività per soddisfare le crescenti esigenze: rifornisce in particolare gli abitanti più anziani dei villaggi e i centri sanitari dei dintorni.

La solidarietà internazionale è una delle soluzioni alle sfide attuali

Oltre alla catastrofe umana incombente, la pandemia rallenterà enormemente l’economia dei paesi colpiti. I paesi in via di sviluppo, che stavano già affrontando grandi sfide prima di questa crisi sanitaria e le cui strutture sanitarie non sono in grado di fronteggiarla, ne usciranno ancora più vulnerabili. All’interno di questi paesi, le popolazioni più isolate, la cui situazione economica è la meno stabile, saranno quelle più colpite.

Pertanto, diventa ancora più necessario che le popolazioni svantaggiate dispongano di strutture e competenze collettive per accedere ad acqua e energia sostenibile.
Per affrontare la situazione attuale e preparare il futuro, Electriciens sans frontières si sta mobilitando per offrire una risposta in più fasi, in base all’evoluzione delle possibilità di intervento. Dall’invio urgente di materiale, alla preparazione di azioni sul campo, quali rafforzare le strutture sanitarie o riabilitare installazioni che potrebbero essere troppo sollecitate.

L’attuale crisi sanitaria, come le sfide climatiche e la necessità di giustizia sociale, giustifica pienamente la lotta di Électriciens sans frontières.

 

PARTECIPA ALL’ASTA: www.charitystars.com/product/un-giornata-con-giancarlo-pedote-it

Le invenzioni di Leonardo da Vinci: ispirazione per il futuro

Invenzioni di Leonardo

Dal Rinascimento al presente, dalle invenzioni di Leonardo da Vinci ai progetti di Prysmian Group per un mondo a zero emissioni. Parallelismi alla ricerca di una risposta degli studi scientifici ai bisogni dell’umanità e del pianeta, in passato come verso il futuro. Un comune interesse per la nautica lega Leonardo, Prysmian Group e Giancarlo: i primi da scienziati, Giancarlo come uomo e navigatore. Per questo Prysmian Group ha creduto nel progetto di Giancarlo e si è fatto ispirare dal genio toscano per la più innovativa nave posacavi.

Leonardo da Vinci è il genio del Rinascimento, periodo storico di rinascita di tutte le arti e scienze, visionario e anticipatore di incredibili scoperte. Figlio della sua epoca si cimenta nei più disparati campi dell’arte e della scienza: dalla pittura alla scultura, dalla musica all’ingegneria e la progettazione. Le invenzioni di Leonardo da Vinci sono il frutto della sua inesauribile curiosità che ha sempre concretizzato nei suoi progetti, unendo scienza e pratica.

Mette il suo genio al servizio delle Signorie rinascimentali da Firenze a Milano, da Cesena a Roma per poi passare gli ultimi anni in Francia. Il periodo storico oltre ad essere fiorente nelle arti è però tumultuoso politicamente con vari scontri e battaglie. Per far fronte alle richieste dei Signori, Leonardo elabora progetti ad uso bellico o per ragioni commerciali in vari settori, tra cui la nautica.

“Non chi comincia ma quel che persevera”

Una citazione del genio toscano campeggia da più di quarant’anni sulla nave scuola degli allievi ufficiali della Marina Militare, l’Amerigo Vespucci.  Leonardo scrive: “Costantia, non chi comincia ma quel che persevera”, che si può applicare non solo alla nautica ma a tutti i campi. Nella scienza ad esempio non c’è solo la scoperta geniale ma l’applicazione concreta, raggiunta attraverso prove ed insuccessi. Lo si vede in tutte le invenzioni di Leonardo da Vinci e le migliaia di disegni che fa di ognuna. In mare potrebbe significare che non c’è solo l’entusiasmo della partenza ma la fatica e la costanza che si mantengono durante tutta una traversata.

Valore condiviso anche dal navigatore solitario Giancarlo, navigat skipper di Prysmian Group che si sta preparando per il Vendée Globe. Vogliamo vedere un sottile fil rouge che collega Giancarlo a Leonardo seppur cinquecento anni e molte differenze li separino: entrambi toscani, immigrati in Francia; entrambi hanno condotto la loro vita nella costantia.

Leonardo applica il suo genio nelle arti e nelle scienze e non si accontenta delle felici intuizioni ma si applica per tutta la sua vita. Giancarlo scopre l’amore per il mare ma non si arrende alle prime difficoltà per trovare una barca e uno sponsor. Coltiva il suo talento naturale e quando finalmente trova chi crede in lui, Prysmian Group, con umiltà continua studio ed allenamento.

I progetti nel Codice Atlantico

Nel Codice Atlantico, il genio toscano raccoglie più di 1700 disegni riguardanti progetti di ingegneria, architettura, idraulica ed urbanistica. Approfondiamo tra le ingegnose invenzioni di Leonardo da Vinci degli esempi di macchine idrauliche e marittime:

  • la barca a pale
  • le conche o chiuse
  • le attrezzature da palombaro
  • il sommergibile

La barca a pale

Questo progetto nasce dall’esigenza di rendere più rapida e facile la navigazione per scopi commerciali. Leonardo considerando come nei mulini l’acqua muove una ruota con delle pale ha pensato di applicarlo alle barche. Ma la rotazione non avviene con il moto d’acqua  ma una manovella aziona le ruote con le pale poste ai lati dell’imbarcazione. Rispetto alle barche a remi, le pale semi sommerse e manovrate con costanza dalla manovella avrebbero generato un moto costante e più rapido.

L’evoluzione di questo progetto è la barca a pedali: con pale di circa un metro montate su ruote di 60 cm si sarebbe raggiunta una velocità di 50 miglia orarie. Quindi l’obiettivo delle invenzioni di Leonardo da Vinci è automatizzare il lavoro per renderlo meno faticoso: sicuramente la navigazione sarebbe stata più agevole.

Le conche o chiuse

In tutto il mondo ci sono attualmente sistema per il controllo del livello dell’acqua per agevolare la navigazione. Dal Canale di Panama al Canada, dal Nilo al Canale di Suez, dall’Olanda a Venezia e Milano. Proprio sui Navigli milanesi Leonardo svolge i suoi studi di ingegneria idraulica: sostituisce le chiuse a saracinesca che salivano e scendevano con quelle a cancello. Le chiuse dette vinciane sono come un cancello a due battenti con una chiusura che si incastra ad angolo per opporsi alla forza della corrente.

Per far rialzare il livello dell’acqua, usa delle valvole a farfalla: sui battenti sono create due finestre con ante incardinate che compensano la forza dell’acqua. È incredibile come le invenzioni di Leonardo da Vinci avessero risolto problemi ancora attuali con soluzioni all’avanguardia.

Le chiuse di Leonardo da Vinci

Le attrezzature da palombaro

Leonardo spinto dagli interessi delle Signorie aveva progettato dei sistemi di guerra sottomarina poi applicati anche per altri scopi. Tra queste invenzioni di Leonardo da Vinci vi sono anche le attrezzature di un rudimentale palombaro: cupolino per respirazione, guanto palmato e pinne natanti. Per fornire l’aria in immersione, progetta un galleggiante a forma di campana: la piccola cupola superiore fornita di fori permette il flusso d’aria al palombaro.

Per usi bellici i palombari erano attrezzati di semplici copricapi tipo cascocon dei boccalini e Leonardo aveva pensato anche ai guanti palmati. Ispirandosi agli animali palmipedi, l’inventore costruisce dei guanti di pelle rinforzati da cinque stecche in legno, per facilitare i movimenti e la galleggiabilità del palombaro. Progetta anche un salvagente per la sicurezza dei marinai e nel progetto dà indicazioni su come sopravvivere in caso di tempesta o naufragio.

Il sommergibile

Nel Codice Atlantico tra le invenzioni di Leonardo da Vinci c’è anche un progetto segreto: quello di un sommergibile meccanico. Pensato come arma “diabolica”, aveva una palese funzione bellica: il sommergibile agganciato ad una nave mercantile, si sarebbe avvicinato subdolamente al nemico per colpirlo. L’abitacolo di circa 4 metri è aperto e permette l’entrata del palombaro che lo muove con delle pinne meccaniche.

Due galleggianti assicurano la stabilità e la manovrabilità in profondità del mezzo, oltre a fornire l’aria per il palombaro. Il sommergibile è dotato di molti accessori bellici: corde, lance e congegni da sabotaggio. Come altre invenzioni di Leonardo da Vinci il sommergibile non venne mai realizzato ma questa visione futuristica fa sognare come i libri di Jules Verne.

Da Leonardo da Vinci a Prysmian Group: innovare per un mondo migliore

Tutte le invenzioni di Leonardo Da Vinci sono considerate soluzioni futuristiche, frutto di genialità e innovazione, come abbiamo visto dalle sue macchine. Leonardo tentava di soddisfare i bisogni dei contemporanei, dalla guerra al commercio alla scienza, attraverso i suoi progetti scientifici. Dopo più di cinquecento anni alcune aziende condividono questo spirito visionario, tentando di migliorare le condizioni di vita, ancora diseguali nel mondo.

Tra queste spicca Prysmian Group, leader mondiale nella produzione di cavi per applicazioni nel settore dell’energia e delle telecomunicazioni e di fibre ottiche. Condivide con le invenzioni di Leonardo da Vinci il tentativo di un mondo migliore attraverso l’innovazione e la scienza. Un mondo a zero emissioni, con la convinzione e l’impegno affinché l’energia verde diventi disponibile per tutti.

La nave posacavi Leonardo da Vinci

Nel 2021 Prysmian Group prenderà in consegna la nave posa cavi più avanzata al mondo, di 171 metri di lunghezza e 34 metri di larghezza. Circa 1.700 candidati da tutto il mondo hanno suggerito nomi diversi per la nave. Il comitato dedicato alla fine ha scelto quello che si adattava perfettamente al requisito: Leonardo da Vinci.

Un nome che affonda le sue radici nella storia e nell’attività di Prysmian Group, essendo legato all’ingegneria, alla scienza, all’innovazione, all’eccellenza e all’Italia. Un omaggio al famoso genio italiano, inventore, ingegnere, scultore, architetto, riconosciuto a livello globale come figura di spicco della cultura europea.

Un nome adatto per una nave che sarà in grado di offrire servizi di ingegneria, produzione, installazione e diagnostica, rafforzando la leadership del Gruppo.

« Prysmian è già leader mondiale nel frenetico settore dell’energia e dei cavi per telecomunicazioni », afferma Raul Gil, Vicepresidente della Submarine BU presso Prysmian. « Grazie alla nostra ineguagliata competenza, capacità di produzione e capacità di installazione, siamo costantemente scelti per la maggior parte dei più grandi progetti al mondo. La Leonardo da Vinci ha un ruolo fondamentale per svolgere la nostra mission e garantire la crescita della nostra quota di mercato in futuro.»

Il Gruppo si è ispirato alla filosofia delle invenzioni di Leonardo da Vinci per il progresso, l’innovazione e l’importanza dell’energia umana ed elettrica.

 

La nave Leonardo da Vinci di Prysmian Group
©Prysmian Group

La mission di Prysmian Group si basa sulla convinzione e sull’impegno affinchè l’energia verde diventi disponibile per tutti.

Al centro della mission di Prysmian Group c’è la convinzione che l’energia verde dovrebbe essere disponibile per tutti. Il Gruppo infatti sta lavorando proprio per collegare il mondo, in modo efficiente e sostenibile, con la sua tecnologia via cavo. Inoltre sono in costruzione infrastrutture che consentiranno la transizione green verso un mondo a emissioni zero. La Leonardo da Vinci è una nave all’avanguardia che supera diversi record: avrà la più elevata capacità di portata dell’argano e potenza di traino. Inoltre sarà anche in grado di operare per lunghi periodi in condizioni meteorologiche difficili e lavorare a profondità estreme, più di 3000 m.»

Quindi una nave da record che racchiude lo spirito delle antiche invenzioni di Leonardo da Vinci: innovativa e futuristica.

« Ciò significa che saremo in grado di trasportare più cavi e distribuirli in modo più rapido e sicuro e ad un costo ridotto. La nave ci consentirà di offrire una gamma sempre più ampia e versatile di servizi di installazione e di rafforzare la nostra posizione di leadership in questo settore altamente competitivo. »

 

La sostenibilità e la decarbonizzazione sono una parte fondamentale della strategia di Prysmian per diventare un esempio trainante nel settore.

Prysmian Group grazie ai suoi valori e alla sua strategia è ora quotata al Dow Jones Sustainability Index World. È il più importante indice internazionale per la valutazione delle prestazioni ambientali, sociali e di governance (ESG) di circa 2.700 aziende. Questo percorso di sostenibilità è iniziato anni fa e si basa su una serie chiara e completa di obiettivi che coprono tutti i principali temi ESG nell’ambito degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

« Ci stiamo impegnando molto per migliorare le nostre prestazioni nel rispetto dell’ambiente. L’attenzione viene posta in tutta la catena di fornitura, promuovendo l’innovazione sostenibile dei prodotti, come i cavi riciclabili con meno metalli preziosi. Stiamo facilitando la transizione verso un uso più pulito e intelligente delle risorse energetiche e supportando la digitalizzazione e la decarbonizzazione delle economie. La

Leonardo da Vinci è solo una parte di questo impegno a livello globale. »

I progetti del Gruppo in tutto il mondo stanno promuovendo l’innovazione e abbattendo le frontiere nella consegna dei cavi.

Le tendenze di mercato per i cavi sottomarini vanno verso prodotti con meno peso, con maggiore capacità di trasporto dell’energia e perdite ridotte. I produttori di cavi e sistemi devono affrontare sfide tecniche sempre più estreme: i cavi di trasmissione sottomarini si allungano e le profondità e la potenza nominale aumentano. Nelle invenzioni di Leonardo da Vinci già si percepisce l’anelito umano a superare i limiti della natura, infatti anche lui proggettò un rudimentale sottomarino.

« Crediamo che non ci dovrebbe essere distanza che non possa essere coperta o profondità che non possa essere raggiunta. Vorremmo che non ci fossero limiti alla tensione che possa essere trasmessa », aggiunge Hakan Ozmen, EVP Projects BU. « Essere leader per noi significa innovare per sviluppare prodotti a basso impatto ambientale e offrire ai nostri clienti un valore aggiunto. »

“Deeper, Lighter, Longer, Greener”

Prysmian Group svolge un ruolo chiave nel settore dell’energia rinnovabile, grazie allo sviluppo di una tecnologia all’avanguardia. Offre soluzioni innovative e affidabili per ridurre i costi e migliorare la produttività sul mercato dell’energia eolica offshore in rapida crescita e dell’energia solare. Il motto di Prysmian è “Deeper, Lighter, Longer, Greener”: più in profondità, più leggero, più lungo e più verde. La Leonardo da Vinci ha tutte le carte in regola per dimostrare il nostro impegno nel supportare reti elettriche più intelligenti e più ecologiche in tutto il mondo. »

Il mondo ha bisogno di imparare dalle lezioni del passato: le invenzioni di Leonardo da Vinci ci stimolano a sperimentare per un futuro migliore. Abbiamo bisogno in questo momento storico che la scienza lavori a soluzioni green per salvaguardare le risorse sul nostro pianeta. La nave posacavi Leonardo da Vinci di Prysmian Group sarà un elemento chiave per un mondo a zero emissioni entro il 2050.

 

 

 

 

 

Il giornale della Vela – “Il mio Imoca 60 per il Vendée Globe sarà comodo”.

GIANCARLO PEDOTE HA AVVIATO IL CANTIERE PER PREPARARE IL SUO PRYSMIAN IN VISTA DEL GIRO DEL MONDO, PAROLA D’ORDINE ERGONOMIA. LE PERFORMANCE DELLA BARCA PASSANO DA UNO SKIPPER COMODO E RIPOSATO.

di Mauro Giuffrè


Giancarlo Pedote si sta preparando al rush finale in vista del Vendée Globe 2020-2021, con partenza l’8 novembre 2020 da Les Sables d’Olonne. Le migliorie da fare sul suo Imoca 60 Prysmian Ocean Racing saranno soprattutto a livello di ergonomia e comfort. Può sembrare strano pensarlo, ma la comodità dello skipper su un foiler oceanico migliora anche le performance della barca. Ecco cosa ci ha raccontato sul cantiere ancora in corso”.

Mauro Giuffrè pone diverse questioni a Giancarlo:

  • Di cosa si è occupato il cantiere di Prysmian?
  • Quanto state puntando sull’ergonomia?
  • Quali sono gli indici di prestazione su cui state lavorando?
  • Che scelte stai facendo per le vele?
  • Quali sono i programmi a breve termine?

Leggi le risposte su il Giornale della Vela

 

 


Chi è Mauro Giuffrè

Siciliano classe 1985, genovese d’adozione. Storico, velista, giornalista con la passione per la fotografia, ha collaborato con le principali testate di settore italiane approdando infine al Giornale della Vela. Commentatore apprezzato di tutta la vela agonistica, con particolare riferimento alla Coppa America e alla vela oceanica. Con i suoi pezzi da sempre racconta anche tutte le “avanguardie” tecnologiche della vela, osservatore appassionato dell’evoluzione tecnologica di questo sport.

La solitudine: conoscere meglio sé stessi

vivere in solitudine

Vivere in solitudine viene spesso interpretato nella connotazione negativa ma l’esempio degli sportivi e Giancarlo ci insegnano a ricercare l’occasione intrinseca, oltre il disagio.

La solitudine, dal latino solitudo, indica il sentimento umano di sentirsi solo o voler essere solo, in questo caso si oppone alla socievolezza. Nel mondo anglosassone, di solito parco di sinonimi, invece in questo caso si distingue bene la connotazione positiva, in solitude e quella negativa in loneliness. L’equilibro tra i due poli opposti è la ricerca di tutta una vita e molti fattori contribuiscono a farci interpretare il vivere in solitudine in maniera differente.

Un fattore potrebbe essere l’età: un giovane vivrà con entusiasmo un viaggio da solo e sarà per lui una prova per costruire la propria autostima. Nei riti di iniziazione tribali spesso i giovani per entrare in età adulta devono superare un periodo isolati per dimostrare di riuscire a sopravvivere. Ancora oggi il passaggio dalla casa familiare ad un’altra residenza per motivi di studio, di lavoro o di nuovi legami affettivi è vissuto come un passaggio chiave nella vita di una persona. Al contrario, per una persona anziana ritrovarsi sola potrebbe essere traumatico.

Un altro elemento da considerare è il tempo: percepiamo diversamente la solitudine se costituisce un momento o se diventa una situazione prolungata. Nella normale quotidianità viviamo e ricerchiamo dei momenti di solitudine, ad esempio per riflettere su qualcosa, per fare yoga o per pregare. Gli artisti e i creativi si isolano per dipingere, scrivere nel silenzio e nella tranquillità del vivere in solitudine. Sono piccoli momenti in cui si apprezza la solitudine come occasione di introspezione e creatività per poi tornare alla normale socialità.

Una solitudine prolungata può essere cercata e voluta, come quella dei monaci che ricercano un contatto con la divinità. Ma vivere in solitudine può essere una situazione che si subisce a causa di una malattia, della perdita di una persona cara o della prigionia.

La solitudine degli sportivi

Approfondiamo degli esempi di solitude che ci vengono dagli sportivi, per aiutare anche chi vive la solitudine negativamente a mitigare questo sentimento.

Per le imprese in montagna, un grande esempio è Walter Bonatti alpinista ed esploratore che si cimentò in memorabili scalate in solitaria, come la conquista della parete nord del Cervino nel 1965. In mare ricordiamo Alessandro di Benedetto che nel 2009 intraprende il giro del mondo in solitario a bordo di un mini in 268 giorni.

Per citare solo due esempi tra le migliaia di sportivi che hanno tentato imprese che sono divenute ancora più memorabili per il fattore solitudine. L’impresa sportiva, nella natura imprevedibile, senza aiuti, contando solo sulle proprie forze è anche lo scenario della vela in solitaria e in particolare del Vendee Globe.

Giancarlo è stato intervistato su GQ Italia da Sara Canali e ha parlato proprio del suo mestiere di navigatore solitario e del suo progetto per il Vendee Globe. Lo skipper di Prysmian Group ci spiega come affronta la quarantena e come per lui vivere in solitudine sia da sempre nella sua indole.

Come mai hai intrapreso, nella tua carriera, la strada della vela in solitario e che cosa ci trovi in questa voglia di viaggiare da solo?

La solitudine è parte del mio DNA: fin da bambino mi attirava il fatto di stare da solo. Credo sia una caratteristica venuta al mondo insieme a me, insieme al mio corpo fisico. Per esempio, nel periodo universitario sentivo il bisogno di viaggiare per conoscere il mondo ma non potevo immaginare di viaggiare in compagnia. Amavo partire da solo e vivere in solitudine il mio viaggio.

Penso che restando da soli si abbia la possibilità di ascoltarsi meglio; al contrario, circondati da più persone e in un contesto di vita frenetica come la nostra, è più difficile poterlo fare. A me sono sempre piaciuti i momenti di introspezione, di silenzio, momenti in cui è possibile fare un’analisi della propria vita. Sono occasioni in cui è possibile chiedersi se siamo davvero felici o no, dove vorremmo essere in quel momento e perché, ma anche se siamo contenti di quello che stiamo facendo; queste sono le domande che mi sono sempre posto. È per questa mia indole solitaria che ho la tendenza naturale a prediligere gli sport individuali, anziché quelli di squadra.

Questo spirito mi ha spinto verso la decisione di provare a navigare in solitario. Inizialmente come esperimento, per poi scoprire che era lo sport che mi veniva più naturale, in cui mi sentivo più a mio agio. Ho una predilezione per la navigazione solitaria perché si adatta molto alla mia personalità ma non sono un essere asociale. Mi piace vivere in solitudine, ma mi piace anche condividere e navigare in gruppo con altre persone, infatti ho fatto anche l’istruttore di vela.

 

onda sull'Imoca Prysmian Group
2019 © Martina Orsini

Potresti dare qualche consiglio a chi questo periodo particolare di quarantena lo sta vivendo da solo? Potremmo paragonare questa situazione ad una navigazione in solitario… per prepararti alle tue traversate, fai un allenamento per vivere in solitudine? Esiste una strategia per riuscire a sopravvivere a questa situazione che a volte fa sentire emotivamente sulle montagne russe?

Dover vivere in solitudine e confinamento a causa dell’epidemia in corso, non è una situazione cercata da nessuno, né tantomeno prevista. Però oggi questa è la realtà e come tutte le realtà va affrontata: per quanto noi desideriamo di essere altrove, non possiamo.

Non conosco un allenamento alla solitudine: la chiave per me è ritrovarsi spesso in una situazione per sentirsi allenati, preparati ad essa.

Purtroppo, però, non possiamo cambiare questa situazione, per cui è necessario interiorizzarla e cercare un modo per adattarci affinché questa esperienza abbiamo meno conseguenze negative possibili. Credo che in realtà, dietro tutte le situazioni che noi riteniamo sfavorevoli o magari non particolarmente piacevoli, si nasconda sempre un’occasione.

Non è mai tutto nero: c’è sempre un’occasione, che magari è difficile da cogliere, però è lì. L’esperienza che stiamo vivendo, ci può permettere di uscire dal modus vivendi a cui siamo stati abituati fino ad oggi. La quantità di cose da fare ad un ritmo incalzante non ci dà la possibilità di fermarci un attimo a chiederci: sono contento? La mia economia familiare magari va bene, la mia casa è comoda ma io come mi sento, io sono contento? Se non sono contento perché e che cosa posso fare per cambiare ciò che non mi rende contento? Ovviamente non dobbiamo focalizzarci sul momento presente, sui disagi che viviamo in questo particolare momento e che non possiamo cambiare. Si tratta di riflettere sulla vita in generale.

Trasformare un handicap in vantaggio

Ma io credo che questa sia una riflessione che dovrebbe andare ancora più in profondità. A mio avviso, quanto più una persona è tranquilla e serena dentro di sé, quanto meno è impattato da un agente esterno come questo che ci sta coinvolgendo tutti. Se una persona è perturbata di per sé, nel suo quotidiano, questa situazione di solitudine forzata diventa un catalizzatore. Se al contrario una persona vive in uno status normale di quiete, se ha trovato la sua felicità, vivere in solitudine la colpisce molto meno.

Spero che questa situazione possa permettere a tanti di riflettere per poter cambiare abitudini consolidate ma non sempre positive. Osservando, possiamo ad esempio accorgerci che dobbiamo prenderci di più cura di noi stessi, oppure che dobbiamo curare le relazioni umane intorno a noi. Magari abbiamo l’opportunità di riflettere per trenta minuti in più, e mentre beviamo un caffè scopriamo che dovremmo chiamare degli amici cari che avevamo trascurato. Ognuno deve lavorare sui suoi fronti.

Credo che una frase che possa farci riflettere molto e spronarci sia: trasformare un handicap in vantaggio. Questa situazione esiste, è reale: cerchiamo di trovare in questo nero quanto più bianco possibile; trasformiamo la situazione a nostro vantaggio.

Per metterla un po’ sul lato comico, ti sei mai ritrovato dopo tanti giorni di navigazione ad avere il tuo Signor Wilson? A parlare con un oggetto, ad aver bisogno di parlare con qualcuno e non avere nessuno, come hai gestito la situazione?

No onestamente non mi sono mai trovato un Signor Wilson, come accade al protagonista del film “Cast Away”. Gestisco una navigazione in solitaria come una lunga surfata interminabile. È un immersione totale nei tuoi sensi, sei completamente avviluppato da tutto questo mondo esterno che è semplicemente mare, cielo, sole, stelle.Tutti questi elementi naturali si ripetono e in questo sfondo costante ci sono i pensieri, che sono continui. Da un lato sono molto impegnato a manovrare la barca e a prendere delle scelte; questo occupa l’80-90% del mio tempo. Nel 10% del tempo restante ho modo di riflettere e di pensare a qualcosa della mia vita, ai miei amici. Per esempio a me piace pensare ai miei figli, a cosa staranno facendo e alla fine come sarà bello vederli quando tornerò a terra.

Io vivo così la mia navigazione in solitaria, non mi sono mai sentito completamente isolato a vivere in solitudine. Credo che il giorno in cui percepirò dentro di me sintomi di disagio, dovrò rimettere in discussione il fatto della navigazione in solitaria.

Naturalmente l’attitudine con cui si vive un periodo di confinamento dipende dalla persona che sei, dalla tua formazione. Tu hai già un’indole più solitaria di carattere, come dicevi prima, e nel tempo hai raggiunto una serenità. Ci sono persone invece che fanno più fatica a vivere in solitudine e si sono trovati a fronteggiare questa prova contro la loro volontà. Possiamo paragonare questo momento che stiamo vivendo a una traversata in barca a vela in solitario? Secondo te esiste un parallelismo che può aiutarci a stare a galla, per usare una metafora, in modo che la nostra barca non affondi?

Certo, se faccio un parallelismo è come quando il marinaio naviga nella depressione e affronta il brutto tempo, la pioggia e il freddo. Diversamente da come si potrebbe pensare, io navigando sulla mia barca non sto comodo: sono sempre umido e affronto molti disagi. In certi momenti non vedo l’ora che passi la depressione per ritrovare l’anticiclone e il sole, ma c’è un intervallo di tempo da vivere cercando la gioia e il piacere in piccole cose.

Seguendo questo parallelismo, potrei consigliare di darsi tanti piccoli obiettivi giornalieri. Bisogna cercare di fare delle cose che sono capaci di regalarci un sorriso o farci felici. Per esempio potremmo cucinarci un piatto che ci piace particolarmente, ritrovare un bel libro e rileggerlo o rintracciare degli amici.

 

la fatica di vivere in solitudine
2019 © Martina Orsini

In passato avevi consigliato di fare un esercizio: in cosa consiste e cosa ci suggerisci?

Consigliavo di trovare tutti i giorni almeno tre punti positivi della giornata per cui è valsa la pena di essere rimasti in casa. Ogni giorno di confinamento ci può regalare dei momenti positivi, ovviamente se si gode di buona salute. Io mi ritengo fortunato, sto bene fisicamente e psicologicamente e sono a casa con la mia famiglia.

Penso spesso alle persone che in questo momento non stanno bene o che hanno molte preoccupazioni. Queste persone a mio parere affrontano un’altra lotta, un’altra battaglia in cui bisogna solo stringere i denti e tenere duro. Penso ai medici o a tutto il personale paramedico che è obbligato a combattere in prima linea. A tutte le persone che non possono tirarsi fuori dal sistema perché abbiamo bisogno di loro per continuare a poter vivere nelle nostre case. Penso a chi lavora nei supermercati o a chi non viene considerato in questo momento ma prende dei rischi e vorrebbe restare a casa. Noi a mio parere siamo già fortunati e privilegiati a essere in salute e non dover essere sul fronte a lottare.

Momenti belli anche in solitudine

Ogni giornata vissuta in solitudine può regalarci un momento bello. Ad esempio a me ieri è capitato di avere il tempo di mettermi a guardare il sole per cinque minuti di fila. Io ho dei ritmi differenti nella mia vita normale che è fatta di mille decisioni e scadenze continue. Per me è un lusso prendermi un momento di relax, stare cinque minuti con il viso rivolto verso il sole e ricaricarmi di energia. La giornata di ieri mi ha regalato anche questo piccolo momento di gioia e riposo. Domani forse avrò il tempo di aprire un cassetto per scoprire una cosa vecchia e dimenticata che però mi regalerà un sorriso. Durante la quarantena è il momento di coltivare questi piccoli momenti senza dimenticarci della situazione di emergenza.

Mio nonno a 19 anni è stato allontanato da casa: gli hanno dato un fucile ed è partito per combattere in guerra. Oggi, se stiamo bene in salute e non dobbiamo affrontare gravi problemi economici, siamo lontani da questo tipo di sacrificio. Dobbiamo cercare di alleggerire lo sforzo che ci è richiesto nel confinamento a causa della quarantena. Pensare ai sacrifici che i nostri antenati hanno vissuto in passato mi aiuta a razionalizzare e ad avere uno sguardo positivo sul presente.

A novembre partirai per una delle regate più estreme, il Vendee Globe detto l’Everest dei mari, senza assistenza e senza scalo. Partirai da Les Sables d’Olonne, in Francia per ritornare dopo una circumnavigazione del globo allo stesso punto. Il record di percorrenza è di 74 giorni e per te sarà la prima volta che partecipi: come pensi sarà e quali aspettative hai?

Nella mia carriera di velista è un grande traguardo poter fare il giro del mondo, ma cerco di non avere aspettative. L’aspettativa presuppone uno schema che alla fine porta spesso una delusione perché la vita non va mai come previsto. Questa è una delle mie piccole realtà quotidiane: faccio un planning ideale della settimana e poi la settimana non va come mi ero immaginato. A volte arrivano buone sorprese, altre volte cattive sorprese: per questo è inutile farsi delle aspettative. Mi preparo al Vendee Globe con impegno e serietà, perché la sfida che dovrò vivere in solitudine è importante.

Lavoro molto sulla preparazione fisica e mentale e cercherò di fare il mio meglio e di dare il massimo come ho sempre fatto. La mia idea è di avere meno schemi possibili e questo pensiero potrebbe aiutare anche chi vive questo momento con difficoltà. Non abbiamo deciso di vivere in solitudine, chiusi in casa, con un’emergenza sanitaria che attenta alla nostra salute. Viviamo il presente con serenità pensando che il mondo ripartirà, si creeranno nuove occasioni e dovremo rimboccarci le maniche e saperle cogliere. Siamo usciti dalla zona di confort per entrare nella zona di non comfort e ne siamo consapevoli. Ma dobbiamo ricordarci anche, che siamo tutti insieme in questa situazione.

Anche nelle tue navigazioni sperimenti condizioni dure e non è facile viaggiare e vivere in solitudine ma questo ti permette di provare esperienze incredibili. A volte dobbiamo percorrere strade non sempre battute, pericolose e che magari fanno paura, ma che possono dare una prospettiva diversa del mondo. Ad esempio che cieli stellati vedi quando stai navigando da solo sulla tua barca, li avresti mai visti nella vita se non facessi questo mestiere?

Sicuramente no, sono consapevole dello sforzo che mi costa ma anche delle esperienze straordinarie che posso vivere. Fare il giro del mondo a vela è un’esperienza molto dura e a volte si perde la motivazione. Si vive lo stesso isolamento che proviamo in quarantena solo in due metri quadrati di barca che si muove come una giostra volante. Si sbatte continuamente sulle onde ed è difficile fare una doccia o prepararsi un pasto caldo soddisfacente.

I ritmi di sonno sono sempre scombussolati e questo ha un impatto: infatti un altro consiglio che posso dare alle persone è dormire abbastanza. La mancanza di sonno può essere fondamentalmente una delle principali cause per cominciare a presentare segni di insoddisfazione o di nervosismo.

Una stellata la paghiamo con molto sforzo e alla fine i veri piaceri sono i piccoli ritorni alla normalità come sarà per tutti noi finita la quarantena e il vivere in solitudine.

Auguriamo a Giancarlo buon vento per il suo Vendee Globe e buon vento a tutti noi per superare questa regata che stiamo facendo tutti insieme. Tutti su una stessa barca, ognuno forse sulla sua barchetta individuale che se poi le guardi dall’alto sono una grande barca.

Grazie, credo che la strada sia non mollare, stringere i denti e prima di abbandonare la guerra essere veramente certi di aver dato il massimo.

 

 

Allenarsi a casa: passione e costanza

allenarsi a casa

Allenarsi a casa a volte è un arduo compito, ma con passione e costanza si può fare, come ci insegnano astronauti e navigatori solitari.

Ci sono situazioni nelle quali non possiamo uscire ed è necessario trovare nuove soluzioni e ispirazioni per allenarsi a casa, in piccoli spazi. Chi normalmente va in palestra, è abituato a spazi chiusi ed esercizi sul posto, ma deve adeguanrsi al nuovo ambiente e alla mancanza delle attrezzature. Per chi non è abituato, invece, può essere difficile ma anche uno stimolo a provare qualcosa di nuovo. Un’ispirazione potrebbe arrivare da sportivi e professionisti che, vivendo a lungo in piccoli spazi, devono trovare il modo di allenarsi per restare in forma. Ad esempio, gli astronauti che vanno in missione nello spazio e i velisti che intraprendono traversate oceaniche o regate intorno al mondo.

Per allenarsi a casa è necessario dare spazio a sport fisici, ma anche a esercizi di respirazione e meditazione per un benessere totale, approfondiamo:

  • Tenere in forma il corpo
  • Allenarsi a casa come un astronauta
  • Allenarsi come un navigatore solitario
  • Giancarlo Pedote: come si allena per prepararsi al Vendee Globe
  • Allenare la mente e lo spirito

 

Tenere in forma il corpo

Fin dall’antichità i Greci avevano capito l’importanza dell’esercizio fisico: la prima edizione dei giochi olimpici risale al 776 avanti Cristo. I giochi si svolgevano come quelli moderni ogni quattro anni ed erano al contempo una manifestazione sportiva e religiosa, in onore di Zeus. In quell’epoca lo sport era considerato un’attività nobile ed importante, come dimostra il fatto che durante le Olimpiadi, le guerre venivano sospese. I partecipanti erano solo uomini, era una società maschilista, e non esistevano sportivi professionisti: gli atleti erano normali cittadini che abitualmente si allenavano. Lo sport era quindi un’attività per tutti, tanto che pare che il primo vincitore della corona di ulivo, unico premio delle gare, fu un cuoco.

 

Olimpiadi Antica Grecia
©ilclassicista.net

 

Allenarsi a casa o nel gymnasium, dove i giovani si ritrovavano per correre, era un’abitudine comune che pare non fosse condivisa dai Romani. Per i Greci l’esercizio fisico era il mezzo per cercare di raggiungere un equilibrio armonico tra corpo e mente. Mentre per i Romani, proiettati verso l’uomo guerriero, l’esercizio era sinonimo di mollezza: le attività predilette erano corse di cavalli e spettacoli di circo. Vi è testimonianza però di attività sportive per le donne, come si vede nei mosaici di Piazza Armerina, dove sono rappresentate le palestrite.

Ad ogni modo, alcuni filosofi e poeti latini sostenevano pubblicamente lo sport e la pratica di allenarsi a casa. Giovenale, poeta latino del I secolo dopo Cristo è uno di questi e scrisse “Orandum est ut sit mens sana in corpore sano”. In opposizione alla diffusa ricerca di ricchezza e fama, lui affermava che l’unica motivazione lecita per pregare gli dei era chiedere una mente sana in un corpo sano. Salute fisica e mentale erano considerati doni da augurarsi di avere chiedendoli agli dei e da cercare di mantenere nell’arco della vita.

Migliori prestazioni fisiche, migliori prestazioni cognitive

In tempi moderni, un’equipe di ricercatori tedeschi della University Hospital di Muenster ha pubblicato un interessante studio su “Scientific reports”. Si dimostra scientificamente come un’attività fisica sostenuta possa portare anche ad un miglioramento della capacità cognitiva e della salute cerebrale. Il test ha creato un database importante per la ricerca futura: più di 1200 volontari, sui 30 anni, si sono prestati allo studio. La ricerca si basava sulle risonanze magnetiche per scansionare l’attività cerebrale, test di camminata veloce in un tempo determinato e vari test cognitivi. Il risultato fu sorprendente: anche in persone giovani, migliori prestazioni fisiche corrispondono a migliori prestazioni cognitive e maggiore integrità celebrare. Anche la scienza lo sostiene: allenarsi a casa, all’aperto, in palestra può portare solo benefici, sia al corpo che alla mente.

 

Allenarsi a casa come gli astronauti

Cosa accade al corpo e come si preparano gli astronauti per le missioni nello spazio che comportano la vita senza gravità, in spazi ridotti? Molti bambini, se gli chiediamo cosa vogliano fare da grandi, rispondono gli astronauti, cogliendo la parte più romantica dell’impresa. In realtà, per diventare astronauti ci vogliono delle caratteristiche di base e moltissimo allenamento fisico, oltre ad una buona attitudine mentale.

Per gli studi e le missioni spaziali europee, si fa riferimento all’European Astronaut Centre a Colonia, in Germania. É qui che gli astronauti si preparano per imparare a vivere in spazi angusti, condizioni estreme, e per gestire le emergenze che potrebbero presentarsi. Nello spazio la gravità è pari a zero, con conseguenza che il cuore non riesce a far circolare normalmente il sangue senza pressione. Al momento del lancio invece il fisico degli astronauti è costretto a subire una pressione otto volte superiore a quella terrestre. Per ovviare a queste problematiche un team di scienziati ha creato dei modelli per allenarsi a casa dapprima e poi nello spazio.

Preparazione fisica per le missioni nello spazio

I candidati alle missioni iniziano a prepararsi almeno un anno e mezzo prima con semplici esercizi, che si possono provare anche per allenarsi a casa. Corsa su tapis roulant e bicicletta per rafforzare la resistenza cardiovascolare ed esercizi per la coordinazione della parte alta del corpo. Esercizi in coppia, ad esempio stare seduti su grandi palle d’equilibrio, senza mettere i piedi a terra e lanciarsi palline di diverso peso e dimensione.  L’allenamento è finalizzato a migliorare la coordinazione e l’equilibrio corporeo, abilità che saranno fondamentali nelle missioni per le uscite dalle stazioni spaziali.

Inoltre, da approfondire per i curiosi, il Pilates Full Teaser e gli esercizi con il kettlebell, uno speciale peso con un anello. Il Teaser è la figura tipica del Pilates: il corpo in equilibrio sui glutei, forma un angolo retto tra game e busto, con le braccia parallele alle gambe. Si comincia l’esercizio sdraiati e muovendo il corpo in modo armonico si raggiunge la posizione e si mantiene per poi ricominciare le ripetizioni. Mentre con il kettlebell, una specie di palla da bowling di vario peso con un anello da afferrare, si può irrobustire tutto il corpo. Ad esempio, si fa oscillare un kettlebell, tenendolo con entrambe le mani, tra le gambe fino a sollevarlo fino allo sterno.

Allenamento nello spazio

Una volta arrivati nello spazio, per 4-6 mesi di missione, gli astronauti proseguono un programma per mantenere le normali funzioni vitali. Varie aziende hanno progettato macchinari che possano funzionare a gravità zero, quali cyclette, tapis roulant e attrezzature di sollevamento pesi ai quali gli astronauti devono legarsi per poterli utilizzare. Queste sperimentazioni hanno dato vita a strumenti utilizzati in molte le palestre o per allenarsi a casa. Nei viaggi nello spazio, l’uomo ha dimostrato di poter superare anche i limiti fisici del proprio corpo, ingegnandosi con soluzioni della mente.

 

allenarsi come gli astronauti
Samantha Cristoforetti ©ESA/NASA

Allenarsi come un navigatore solitario

Mentre per gli astronauti esistono innumerevoli ricerche, statistiche, simulazioni delle condizioni di vita, per la categoria dei navigatori solitari esistono pochi studi scientifici. Recenti sono i tentativi di elaborare un profilo psicologico e un’analisi delle sollecitazioni psico fisiche a cui è sottoposto un navigatore solitario. Ricordiamo gli studi del 1964 di Lewis, Herries, Lewis e de Monchaux, del 1973 di Bennet e Butler e di Hardy nel 1992. Sicuramente gli atleti che tentano un’impresa simile, navigare da soli e in condizioni di vita difficili, sono ancora pochi rispetto ad altre discipline.

Molto interessante è lo studio del 2009 condotto dai ricercatori Weston e Thelwell che prendono in esame Dee (Denise) Caffari skipper britannica di Aviva. Nel 2009 la navigatrice è la prima donna a completare il Vendee Globe, giro del mondo in solitario, senza scalo. Fin da subito si intuisce la difficoltà di fornire all’atleta dei mezzi di autovalutazione che siano veloci ed efficaci anche in situazioni meteorologiche estreme. Allenarsi a casa fisicamente e psicologicamente è molto difficile: non sempre si riesce a prevedere e riprodurre tutte le difficoltà che si affronteranno.

Il questionario SOPQ

I due ricercatori dello Sport and Exercise Science Department, dell’Università di Portsmouth creano il “Solo Ocean Psychological Questionnaire” detto SOPQ. È un questionario, in forma cartacea o digitale creato con la collaborazione di vari navigatori solitari, per monitorare lo stato psicologico giornaliero. Due sezioni lo compongono: una dedicata alla descrizione oggettiva della situazione (miglia percorse, ore di lavoro, di sonno malesseri) e l’altra incentrata sull’analisi emotiva. Dodici variabili vengono indicate, da contrassegnare in una scala Likert da 1 totalmente positivo a 10 totalmente negativo. Lo studio sulla Caffari viene condotto per i 99 giorni di navigazione per identificare cosa influenzava il suo stato mentale e come reagiva allo stress.

Finita la regata, la skipper si è confrontata con gli psicologi in un colloquio di un’ora e mezza, restituendo tutti i questionari completati. In questo scambio l’atleta diventa consapevole del cambiamento dei suoi stati emotivi, in base agli eventi esterni, e imposta una strategia per allenarsi a casa.

“Your sense of humour is essential”

Dal questionario SOPQ, emerge che la skipper ha dormito all’incirca tre ore e mezza al giorno, alternate con altri momenti di riposo. La stanchezza fisica era proporzionale alla mancanza di sonno, ma il contesto ambientale di navigazione, da sola, in condizioni estreme la manteneva in allerta. I navigatori solitari a causa della complessità del medio ambiente e la privazione di sonno devono prendere decisioni chiare ed efficaci per completare la regata. L’ampio studio che ne segue traccia la mappa di abilità che emergono in situazioni estreme per preservare la sicurezza di mezzo e persona.

Sicuramente per allenarsi a casa per una sfida del genere bisogna esercitare il fisico, studiare l’alimentazione e prepararsi psicologicamente per restare lucidi. Come dice Robin Knox-Johnston, primo ad aver vinto nel 1968 la Times Golden Globe Race, regata in solitario, intorno al mondo: “You don’t really know if your brain will stay sane. Your sense of humour is absolutely essential.” Il questionario SOPQ fornisce all’atleta e al preparatore una buona base di dati oggettivi per creare un bilancio e migliorare i punti deboli.

Per maggiori approfondimenti, si consiglia “Coping and Emotion in Sport, Second Edition”, a cura di Joanne Thatcher, Marc Jones e David Lavallee. In italiano lo studio della Dottoressa Gladys Bounous su un’atleta della Minitransat, qui trovate alcune tabelle e dettagli.

 

allenarsi come navigatori solitari
©MARTINA ORSINI

Giancarlo Pedote: come si allena per prepararsi al Vendee Globe

Come si allena Giancarlo per prepararsi ad affrontare le sue prove in solitario fisicamente e psicologicamente? «Ho sempre fatto molto sport ed è parte integrante della mia vita quotidiana», quindi si tiene sempre in allenamento. Pratica sessioni giornaliere di corsa o nuoto, oltre agli allenamenti in mare, ma, se non è possibile, svolge un programma per allenarsi a casa. Ad esempio nel garage di casa fa esercizi di rafforzamento muscolare come flessioni e addominali oppure stretching, cardiofitness e salto con la corda.

Quando parte per diverse settimane di regata è costretto a vivere in spazi ristretti, quindi minor sforzo e movimento per le gambe. Nell’allenamento a terra cerca di compensare e sopperire con esercizi mirati alle condizioni che il suo fisico dovrà affrontare. Inoltre cura l’aspetto dell’alimentazione, pianificando prima delle competizioni, pasti equilibrati alle calorie necessarie che aumentano con la deprivazione del sonno e con il freddo. Psicologicamente si impegna mantenendo un pensiero positivo e restando sempre concentrato sui suoi obiettivi, scadenze e programmi qualsiasi sia la situazione esterna.

 

Allenare corpo e mente: le discipline orientali

Per affrontare lo stress che viviamo ogni giorno è necessario mantenere anche la mente positiva: ci possono aiutare le discipline orientali. Ideali per allenarsi a casa e adatte a tutte le età, se abbiamo già una conoscenza base pregressa con una guida. Di matrice cinese come il Tai Chi Chuan o indiana come lo Yoga, queste tecniche attraverso esercizi fisici riequilibrano anche la mente.  Si basano sulla respirazione, la conoscenza ed il controllo dell’energia vitale per migliorare tutte le funzioni fisiche e cognitive. Le origini del Tai Chi si perdono nella memoria ma varie leggende ne illustrano la creazione ad opera di un maestro taoista.

L’origine del Tai Chi Chuan

Ci sono due versioni che spiegano come sarebbe nato lo stile di questa arte marziale che si pratica a mani nude, bastone e spada. Il maestro Zhang Sanfeng vide l’attacco di un serpente ad una gru che si difese arretrando con movimenti circolari, contrattaccando con rapidità. Un’altra versione è che il maestro sognò lo stile e il giorno successivo sconfisse 100 nemici con queste speciali mosse. Solo nei primi Ottocento abbiamo notizie documentate: solo la famiglia Chen deteneva la conoscenza ed insegnamento del Tai Chi.

La diffusione in tempi moderni

Questa arte marziale si sarebbe persa nella storia se il generale Yang Lu Chan non si fosse finto un domestico per carpirne la conoscenza. Trasferitosi poi a Pechino fondò la sua scuola che attirò l’attenzione della famiglia imperiale che iniziò a praticare questa disciplina. In seguito, il Tai chi Chuan, la cui etimologia è forse “l’arte del pugno supremo”, si diffonde in tutta la Cina. Yang Cheng Fu, primi Novecento, fu il primo a redigere i dieci principi base per definirne la corretta pratica e facilitarne l’apprendimento. Oggi è praticato in tutto il mondo, nei parchi, nelle palestre, per allenarsi a casa con diversi stili elaborati nel tempo.

Lo yoga

Disciplina dalla tradizione millenaria, esistono statuette risalenti al 3000 avanti Cristo che raffigurano delle posizioni, lo yoga è una delle pratiche più diffuse. All’inizio la conoscenza tramandata per via orale nella tradizione popolare viene trascritta in antichi testi chiamati Veda, che contengono i concetti fondamentali. Ma le basi le troviamo in testi filosofici religiosi detti Upanishad, in cui vengono trattati capisaldi come l’energia vitale (Prana) e i percorsi energetici (Nadi).

Ci sono stati vari periodi nella storia successiva scanditi dall’elaborazione di testi e pratiche: periodo epico, i sutra e i tantra. Nel primo periodo vengono sintetizzate le tre vie più importanti: azione, devozione e conoscenza; poi i Sutra sintetizzano in brevi frasi l’insegnamento. I Tantra poi pongono le basi per lo sviluppo dei testi fondamentali per l’elaborazione dello Hatha Yoga.

Gli stili dello yoga per allenarsi anche a casa

Infatti, nel tempo sono stati elaborati tre stili principali: Ashtanga, Kundalini e Hatha; inoltre dalle sue origini in India si è poi diffuso. L’Ashtanga è uno stile che punta alla consapevolezza del praticante attraverso otto livelli di pratica: la base sono sei posizioni o asana. Importante come negli altri stili è il respiro modulato sui movimenti corporei per ripristinare le funzioni e migliorare la circolazione. Lo yoga Kundalini presenta una sequenza prefissata di movimenti, strutturati in lezioni progressive che lavorano sui centri energetici detti Chakra. Lo scopo è tentare di risvegliare l’energia kundalini, rappresentata come un serpente arrotolato alla base della colonna vertebrale, per migliorare l’equilibrio psicofisico.

Infine, l’Hatha yoga, forse il più conosciuto, si basa sulla pratica del pranayama (respirazione), della meditazione e delle asana. Le posizioni sono fisicamente più impegnative tanto da essere conosciuto come yoga della forza: lo scopo è migliorare l’elasticità ed equilibrare con il respiro. Tutti gli stili sono praticati a tutte le età, non necessitano attrezzature quindi ideali anche per allenarsi a casa.

 

Bibliografia

Allenarsi a casa, nella mente e nello spirito, leggendo qualche libro nuovo per conoscere tematiche sconosciute ed approfondire quelle note.

  • Bennet, G. (1973). Medical and psychological problems in the 1972 singlehanded transatlantic yacht race. The Lancet, 2, 747-754.
  • Butler, R.J., & Hardy, L. (1992). The performance profile: Theory and application. The Sport Psychologist, 6, 253- 264.
  • Bounous G., (2010), Con la testa in alto mare. Magenes Editori, (in press)
  • Lewis, H.E., Harries, J.M., Lewis, D.H., & de Monchaux, C. (1964). Voluntary solitude: Studies of men in a singlehanded transatlantic sailing race. The Lancet, 1,1431-1435.
  • MacArthur, E. (2006). Race against time. London: Penguin Books.
  • Weston, N.J.V., Thelwell, R.C., Bond, S., & Hutchings, N. (2009). Stress and coping in single handed around the world ocean sailing. Journal of Applied Sport Psychology, 21, 460-474.