Io resto a casa e vi spiego perché

causa situazione io sto a casa

Il mio pensiero va alle persone malate che soffrono fisicamente. A chi è in ospedale, isolato, pensando ai suoi cari a casa con il dubbio di rivederli. A chi è malato e chiuso in casa da solo, o con la sua famiglia temendo di contagiarla.

Il mio pensiero va alle persone che rischiano per aiutare le persone che soffrono fisicamente. Ai medici impegnati al fronte e a tutti coloro che, lavorando nella sanità, rischiano la propria vita. Al medico di base che torna a casa alle 22 dopo aver visitato 70 pazienti ed ha terrore di abbracciare sua moglie e i suoi figli; a chi lavora in farmacia e incontra 100 pazienti al giorno, terrorizzati dai possibili contagi da virus… Penso agli infermieri, a tutto il personale medico e paramedico che in questo momento è mobilitato per salvare delle vite.

Penso alle persone che rischiano a causa di coloro che non rispettano le regole: penso ai corpi di polizia e all’esercito, che devono controllare le persone che, per un motivo o per un altro, in questo momento non restano a casa.

Il mio pensiero va a tutte le persone che in questo momento non rischiano la vita, ma hanno grandi preoccupazioni che gli impediscono di dormire la notte. Perché si sentono responsabili dei dipendenti che devono lasciare a casa, impossibilitati a svolgere il proprio lavoro, e perché temono che se questa situazione durerà troppo a lungo, non sapranno come pagare gli stipendi. Penso al capo dell’azienda di migliaia di dipendenti piuttosto che a chi ha dovuto chiudere il proprio bar, ristorante, il piccolo negozio o una piccola società.

A tutte le persone costrette a fermare la propria attività pur avendo spese da pagare tutti i mesi. Ma anche a quelle che fanno attività che non hanno spese, ma che sono la loro fonte di sostentamento: chi si occupa degli aiuti domestici e non può più lavorare perché i loro clienti hanno paura di essere infettati. Persone che spesso non hanno grossi risparmi sui quali contare in periodi come questi.

Penso a tutte queste persone, che prima di addormentarsi soffrono, si girano nel letto e non riescono a trovare il sonno perché sono molto preoccupate dalla situazione.

Sicuramente non ho citato molti casi, ma il mio pensiero va a tutti coloro che soffrono, fisicamente, emotivamente o psicologicamente.

Si tratta di una crisi. Siamo in un momento di crisi mondiale, che si riflette nella vita di ognuno. Siamo in una situazione di crisi che non era stata immaginata o prevista, a cui probabilmente ben pochi avevano preventivato una reazione. Io non ho esperienza di questo. Quasi nessuno di noi ce l’ha. Ma sono preoccupato per tutta questa sofferenza e mi chiedo: io cosa posso fare?

Noi, che non siamo medici, non possiamo aiutare in maniera dirette queste persone. Quello che possiamo fare per aiutarle è cercare di limitarsi, di autocensurarsi il più possibile per evitare la propagazione del virus. È per questo che Io resto a casa.

 

 

Causa situazione Giancarlo decide di fermarsi
© MARTINA ORSINI

 

Credo che in questo momento, la cosa più importante sia quella di cercare di mantenere la calma, e prendere coscienza della situazione. È inutile nascondersi, non porta a niente di buono ignorare la situazione. In barca se abbiamo un problema dobbiamo risolverlo subito o le cose precipitano in fretta, o si è capaci di affrontare le cose di petto o si affonda.

In questa situazione non è il momento di puntare il dito sull’altro, bisogna pensare di dare il 100% di noi stessi. È il miglior modo per dare l’esempio agli altri e convincere gli altri a fare la stessa cosa. Dare il 100% di sé e basta.

Dobbiamo fare uno sforzo collettivo e smetterla di parlare male degli altri, il modo migliore per convincere è l’esempio.

Utilizziamo le nostre energie in maniera costruttiva: cerchiamo di essere tutti di aiuto per mantenere le nostre menti positive. Quindi restare uniti, restare forti, ritrovare il piacere delle cose semplici: leggere un libro, raccontarsi delle storie, richiamare degli amici di cui abbiamo perso i contatti per sapere come stanno. Non per chiedere un favore, ma per fare due chiacchiere, per condividere e creare legami più forti. Potremo cercare di fare l’esercizio di trovare tutti i giorni almeno tre punti positivi della giornata per cui è valsa la pena di essere rimasti in casa.

Sicuramente le preoccupazioni sono tante, ma girarsi nel letto sentendosi impotenti non ci aiuterà ad uscire dalla situazione. Viceversa, avere un atteggiamento positivo permette al nostro sistema immunitario di mantenersi alto e efficace. Fa star meglio noi stessi, chi vive con noi, ed è una maniera di aiutare la società: mantenere e trasmettere questa positività alle persone che in certi momenti possono vedere le cose più scure di noi, aiuta tutti.

Gli uccelli continuano a cantare tutte le mattine, il mondo guarirà. Io ci credo.

Forza mondo, forza noi,

Giancarlo.