Vendée Globe

Nato sulla scia del Golden Globe che, nel 1968, per la prima volta nella storia delle regate previde la circumnavigazione del globo senza scalo doppiando i tre capi di Buona Speranza, Leeuwin e Horn, il Vendée Globe è ad oggi la più importante regata intorno al mondo, in solitario, senza scalo e senza assistenza.

Dei nove pionieri che parteciparono al Golden Globe nel 1968, solo Robin Knox-Johnston riuscì a fare ritorno al porto di Falmouth, nella Cornovaglia inglese, il 6 aprile 1969, dopo 313 giorni in mare.

L’idea del giro del mondo in solitario, senza assistenza e senza scalo, fu lanciata vent’anni dopo dal navigatore Philippe Jeantot due volte vincitore del BOC Challenge, il giro del mondo in solitario, a tappe.

Nacque così il Vendée Globe.

Il 26 novembre 1989 tredici velisti presero il via alla prima edizione, durata più di tre mesi. Solo sette completarono la regata, tornando a Les Sables d’Olonne.

 

Il Vendée Globe: l’Everest del mare

Il Vendée Globe si tiene ogni quattro anni e nel 2024 avrà luogo la decima edizione. Nel corso delle prime nove edizioni, 200 navigatori solitari hanno partecipato a questa straordinaria regata e solo 114 di loro sono riusciti a portare a termine la prova e a tagliare il traguardo, dopo essersi confrontati con il calore estremo dell’equatore, il gelo del Grande Sud, le onde anomale di Capo Horn e tutti i sistemi meteorologici esistenti. È per questi motivi che il Vendée Globe viene chiamato “l’Everest del mare”,  un viaggio ai confini estremi del mare navigabile, alla ricerca dei limiti delle performance umane.

Il concept del Vendée Globe è semplice: un giro del mondo in barca a vela in solitario, senza scalo e senza assistenza. Questi tre parametri essenziali costituiscono il DNA dell’evento e sono chiaramente definiti dalle Istruzioni di regata.

 

In solitario

Un uomo (o una donna), una barca, soli intorno al mondo. il Vendée Globe è una regata in solitario in cui nessun altro oltre allo skipper può essere a bordo della barca durante il giro del mondo. L’eccezione degna di nota è ovviamente il salvataggio di un altro concorrente come è già successo varie volte: ad esempio durante la nona edizione, quando Jean Le Cam ha soccorso Kevin Escoffier il cui IMOCA è affondato al largo delle acque sudafricane.

 

Senza scalo

Durante il Vendée Globe non sono concesse delle soste, tranne in due casi eccezionali. Primo, uno scalo tecnico rientrando a Les Sables d’Olonne, entro un massimo di 10 giorni dalla partenza. Nel 2008-’09, ad esempio, Michel Desjoyeaux è stato costretto a rientrare e, ripartito con 40 ore di ritardo, alla fine ha vinto la regata.

Secondo caso, i navigatori hanno diritto a fermarsi ma senza entrare in porto e senza sostare all’ancora oltre il limite della battigia, delimitato dal livello della più alta alta marea. Yves Parlier aveva sfruttato questa possibilità durante un importante riparazione che aveva fatto clamore nell’edizione 2000-‘01.

 

Senza assistenza

Durante il Vendée Globe, lo skipper è solo a bordo e deve gestire autonomamente la vita del binomio skipper-imbarcazione. Quindi deve occuparsi di tutte le manutenzioni e le riparazioni dell’imbarcazione. Solo nel caso sopracitato del rientro a Les Sables d’Olonne, dopo il via, può ricevere un’assistenza tecnica diretta dalla sua squadra. In generale, vige il divieto formale di attraccare un’altra barca o consentire l’imbarco a terzi. Un concorrente è autorizzato a consultare l’architetto della barca o il suo team tecnico per conoscere la modalità operativa migliore per effettuare una riparazione, ma poi deve eseguirla da solo, con i mezzi a sua disposizione a bordo.

Il routage esterno non è permesso e il navigatore deve decidere autonomamente la rotta che vuole seguire in base allo studio della meteorologia.

In caso di malattia lo skipper deve curarsi da solo in base ai corsi di primo soccorso che ha seguito prima della regata. In caso di infortunio che non pregiudichi la continuazione della prova ha diritto all’assistenza a distanza del medico ufficiale della regata.

 

Il percorso

Dopo la partenza da Les Sables d’Olonne, il percorso prevede la discesa nell’oceano Atlantico verso il primo capo da doppiare: Capo di Buona Speranza.

Superato questo passaggio i navigatori devono attraversare l’Oceano Indiano e, una volta doppiato Capo Leeuwin, anche il Pacifico. Il tutto passando dalle latitudini estreme della zona soprannominata “il Grande Sud”, arrivando a toccare le famigerate fasce di navigazione che i primi esploratori chiamarono i “Quaranta ruggenti” – tra il 40° e il 50° parallelo sud, e i “Cinquanta urlanti” – tra il 50° e il 60° parallelo sud. Nomi che derivano dal rumore che il vento produce sibilando attraverso gli alberi, il sartiame e la velatura delle imbarcazioni in quelle condizioni estreme di mare e vento.

Doppiato Capo Horn, uno dei punti più meridionali del Sud America, situato a 55°59′ di latitudine sud, i navigatori devono risalire l’Oceano Atlantico per far ritorno a Les Sables d’Olonne, porto di partenza e arrivo della regata.

La rotta nord-sud per discendere l’Atlantico e la traversata sud-nord per risalirlo sono perpendicolari al movimento generale delle perturbazioni, mentre nel Grande Sud la traversata dell’Indiano e del Pacifico si effettua nel senso dello spostamento dei sistemi meteorologici, che affrontati in andatura portante rendono possibile la navigazione a vela.

 

Il percorso del Vendée Globe

 

Il percorso teorico (calcolato sulla rotta ortodromica) si sviluppa su 24.296 miglia nautiche ovvero 44.996,2 chilometri. In realtà, durante le nove precedenti edizioni del Vendée Globe, la maggior parte dei concorrenti ha percorso ben più di 28.000 miglia, quasi 52.000 chilometri. Giancarlo, durante il suo primo Vendée Globe, ha percorso 28.490 miglia ad una velocità di 14,7 nodi di media negli 80 giorni, 22 ore e 42 minuti che ha impiegato a circumnavigare il globo.

 

I risultati

Armel Le Cléac’h detiene il record di percorrenza di 74 giorni, 3 ore e 35 minuti ottenuto nel 17.

Un solo navigatore l’ha vinto due volte: Michel Desjoyeaux, nel 2001 e nel 2009.

 

La partecipazione italiana

Questa regata ha consacrato grandissimi velisti francesi e finora solo cinque navigatori italiani hanno partecipato all’Everest dei mari: Vittorio Malingri nel 1992/93, Simone Bianchetti e Pasquale De Gregorio nel 2000/01, Alessandro Di Benedetto nel 2012/13 e Giancarlo Pedote, ottavo nell’ultima edizione del 2020/21.

 

Il trofeo

Sessanta centimetri di altezza e trenta di circonferenza, dieci chili di peso: l’imponente Vendée Globe Trophy è un’opera d’arte in bronzo argentato, firmata Philippe Macheret. La consegna di un trofeo ad hoc avviene dall’edizione del 2004-’05 grazie alla proposta di Josy Fontana, creatrice di trofei e medaglie di tutti i generi.

Le forme del trofeo rappresentano la silhouette di una barca a vela che poggia su un winch ed è attorniata da linee circolari che evocano il globo. Ad ogni edizione viene realizzato un nuovo trofeo che il vincitore conserverà per tutta la vita. A tutti i partecipanti viene offerta una replica del trofeo, di taglia inferiore.

 

Giancarlo e la replica del trofeo del Vendée Globe. ©Olivier Blanchet/ALEA

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