IMOCA Prysmian pronto per il 2024

Finisce il cantiere invernale 2023/24: l’ IMOCA Prysmian di Giancarlo è pronto a tornare in acqua in preparazione degli eventi che lo porteranno sulla linea di partenza del Vendée Globe 2024 nel mese di novembre.

L’ IMOCA Prysmian è di nuovo in acqua, dopo essere uscito ieri dal cantiere CDK, dove ha passato la stagione invernale per prepararsi alle regate di avvicinamento al Vendée Globe 2024.

Durante ogni cantiere invernale, tutto viene smontato, controllato, eventualmente sostituito e ristallato. In questa operazione qualsiasi componente viene inviato ai singoli produttori per la revisione e tutto viene testato in mare, sia che si parli di elettronica sia di meccanica. Una delle tecniche utilizzate per i controlli meccanici è quella dell’analisi del componente tramite sistemi di radiografie o con degli spray appositi, che permettono di vedere se i metalli hanno delle fessure o hanno dei problemi che potrebbero generare una rottura.  A Lorient, in questi ultimi tre mesi, è stata posta particolare attenzione sullo scafo, sull’albero e sull’impianto elettrico. La barca è stata rinforzata nei punti in cui gli studi di progettazione hanno visto aree di miglioramento. Alcune imbarcazioni del circuito IMOCA 60, disegnate dallo stesso studio di progettazione di Prysmian, hanno subito dei danni strutturali che hanno suggerito al team di posizionare dei rinforzi trasversali sullo scafo. Nonostante abbiano aggiunto del peso, permetteranno all’imbarcazione di resistere meglio alle sollecitazioni di velocità più sostenute, ottenute grazie ai foil installati lo scorso anno. Con l’incremento delle velocità sono stati rinnovati anche i timoni.  Infine, è stato rinforzato anche l’albero per renderlo più resistente alle sollecitazioni a cui la barca sarà esposta. Il cantiere invernale di Prysmian è stato un cantiere molto, molto complesso. Sono molto fiero del mio team che ha lavorato con passione per poter permettere una messa in acqua in perfetto timing – dichiara Giancarlo – Sappiamo benissimo che quando una cosa si spezza è perché è troppo leggera e l’esperienza di un Vendée concluso ci ha insegnato che la prudenza non è mai troppa”. In attesa di effettuare il test a 90° previsto per validare le modifiche realizzate, Giancarlo continua con una nota di “colore”: “L’uscita dal cantiere viene segnata da una nuova decorazione che mantiene il legame con la precedente ma include il nuovo logo di Prysmian, simbolo di un cambiamento nel continuum della loro storia”. È con grande soddisfazione che guardo le immagini del nostro IMOCA decorato con il nuovo brand, nato per rappresentare i valori su cui si fonda il gruppo e la volontà di Prysmian di farsi promotore della transizione energetica e della trasformazione digitale – afferma Maria Cristina Bifulco, Chief Investor Relations, Sustainability e Communication Officer di Prysmian. “Per noi non è solo un restyling, la nuova brand image rappresenta il senso di responsabilità di Prysmian e la nostra volontà di connettere milioni di persone ad un futuro sostenibile. Vederlo applicato sull’imbarcazione che sponsorizziamo, rafforza ancora di più il legame tra Prysmian e Giancarlo da sempre rappresentato da valori quali la fiducia, rispetto per l’ambiente e la continua ricerca di sfide”. La prima regata di quest’anno di Giancarlo sarà La Transat CIC che partirà il 28 aprile da Lorient. A questa regata seguirà un veloce cantiere estivo, che sarà quello definitivo e che porterà il team Prysmian sulla linea di partenza di Les Sables d’Olonne il prossimo 10 novembre, pronti per una nuova avventura al Vendée Globe.  

Riciclare ogni giorno

Deve diventare un’abitudine, e lo diviene facilmente con un po’ di organizzazione e metodo. 

Il riciclo, fatto di piccole azioni quotidiane, può fare una grande differenza. Riducendo la quantità di rifiuti destinati alle discariche, il riciclo contribuisce a preservare gli ecosistemi marini, proteggendo la vita oceanica che è vitale per gli equilibri globali. La pratica del riciclo non solo riduce le emissioni di CO2, ma limita anche l’inquinamento causato dalla produzione e lo smaltimento dei materiali, garantendo un ambiente più pulito e sano per tutti noi. Per ciascuno di noi. 

Questo mi piacerebbe che tutti capissero, e prendo l’occasione di questa giornata mondiale del riciclo per sottolinearlo. 

Io e la mia famiglia ci impegniamo a riciclare seguendo le indicazioni del nostro Comune, la stessa cosa faccio mentre navigo e fa il mio team a terra.

Nel contesto del prossimo Vendée Globe 2024, l’impatto del riciclo emerge come un tema cruciale: lo hanno dichiarato a Parigi a settembre: il villaggio di partenza sarà vetrina per le buone abitudini legate alla sostenibilità. Per il futuro dei nostri mari e dell’intero pianeta.

In preparazione del prossimo Vendée, sento il dovere di diventare ambasciatore per il riciclo, e cercherò di dimostrare che anche in condizioni estreme è possibile adottare comportamenti responsabili verso l’ambiente. La consapevolezza dei problemi ambientali legati alla gestione dei rifiuti e l’importanza del riciclo possono ispirare non solo altri navigatori, ma anche persone di tutto il mondo ad adottare pratiche sostenibili nella propria vita quotidiana. 

Oltre agli impatti diretti sull’ambiente, il riciclo può anche avere benefici economici e sociali. La creazione di nuove opportunità di lavoro legate al riciclo può contribuire alla crescita economica delle comunità costiere e all’innovazione tecnologica nel settore marittimo. Inoltre, riducendo i costi associati allo smaltimento dei rifiuti, il riciclo può liberare risorse preziose che possono essere reinvestite nella preparazione e nell’equipaggiamento per future sfide oceaniche.

Tuttavia, affrontare la crisi dei rifiuti a livello globale richiede un impegno collettivo. Governi, industrie, comunità e individui devono lavorare insieme per promuovere pratiche sostenibili di gestione dei rifiuti e per incoraggiare l’adozione di comportamenti responsabili. Solo attraverso un approccio integrato possiamo garantire un futuro sicuro e sostenibile per le generazioni future, come ho cercato di spiegare anche nel mio ultimo libro “Proteggiamo l’Oceano”. 

Attraverso il riciclo e altre pratiche sostenibili, possiamo trasformare le nostre azioni quotidiane in un’impronta positiva sulle onde dell’oceano e nella vita di tutti noi, grazie a coloro che decidono di non chiudere gli occhi ma affrontano con consapevolezza, metodo e determinazione questi temi.

Mentalizzare un processo

Mentalizzare un processo è una delle tecniche su cui la vela mi ha marcato fin dall’inizio.

Che cosa significa? Significa visualizzare nella propria mente tutta una serie di azioni che avvengono nella giusta logica, considerando eventuali alternative da attuare in caso intervenissero delle variabili che non seguono il corso inizialmente immaginato.

In barca a vela, tutte le manovre devono passare da un processo cronologico di visualizzazione previa, altrimenti il rischio è quello di mettere l’equipaggio in pericolo o rompere qualcosa. L’esempio classico è quello della “mano di terzaroli”, manovra durante la quale tutta una serie di azioni si devono svolgere nella giusta cronologia e rapidamente, per non far sbattere troppo la vela o peggio rischiare di strapparla. Vietati i passaggi incrociati, mentalizzare la sequenza prima di iniziar la manovra aiuta sicuramente.

Mentalizzare è un’attività a cui io mi dedico quotidianamente: quando immagino come migliorare qualcosa in barca (il circuito di una cima, una manovra, un procedimento), passo sempre da un processo di mentalizzazione, nel quale immagino la modifica che intendiamo fare testandola nella mia mente in tutte le situazioni.

Cosa per me bellissima è che la tecnica che ho sviluppato nella vela, e che mi ha permesso di imparare rapidamente ad eseguire le manovre nel modo corretto, la ritrovo in tantissimi sport: nel golf e più recentemente nell’apnea.

Prima di un tuffo, richiamo alla mente la teoria e visualizzo tutti quei passaggi e quelle tecniche che, sperimentate, so mi porteranno a  cercare di dare il meglio: la fase iniziale di rilassamento che mi condurrà a consumare la minima quantità di ossigeno, la capovolta che va compiuta in un certo modo, la pinneggiata iniziale che deve essere energica e accompagnarmi ad essere “negativo”,  quel momento magico in cui ci si lascia cadere mantenendo il corpo rilassato; i vari passaggi della compensazione, la manovra di virata sul fondo che sia la più morbida possibile per evitare un edema polmonare, la risalita da effettuare con la giusta velocità per arrivare in superficie ed eseguire un protocollo di uscita corretto e non rischiare di fare un blackout alla fine del tuffo. Prima di un tuffo, mentalizzo tutti questi processi e cerco di aumentare al massimo la concentrazione per cercare di riuscire a progredire in qualcosa ad ogni tuffo. Che sarà comunque un’esperienza.

Per tutto questo, per me, la mentalizzazione è la capacità di immaginare nel modo più realistico possibile una serie di azioni, con tutte le eventuali complicazioni, cercando sempre di trovare una risposta, per fare in modo che, quando si passa dalla teoria e alla pratica, tutto possa svolgersi nel migliore dei modi.