Route du Rhum 2022

28 OTTOBRE 2022. Dopo aver raggiunto Saint-Malo da Lorient in condizioni meteo impegnative, ed aver partecipato alla Grand Parade IMOCA, mercoledì 26 ottobre sera Giancarlo ha ormeggiato il suo IMOCA 60 nel bacino Duguay-Trouin del porto della città. Forte l’emozione: Giancarlo è tornato a vivere l’emozione e la magia della Route du Rhum – Destination Guadeloupe che aveva vissuto otto anni fa, quando partecipò nella categoria Class40. Un’esperienza che gli ha lasciato un magnifico ricordo e la soddisfazione di un lavoro ben fatto. Quest’anno spera di completare il percorso di 3.542 miglia con, ancora una volta, la sensazione di aver dato il meglio di sé.

 

Nonostante le numerose miglia percorse in mare negli ultimi anni, tra le quali quelle del Vendée Globe, la prima partecipazione alla leggendaria Route du Rhum nel 2014 rimane ancora oggi un ricordo speciale per Giancarlo.

All’epoca mi colpì come un fulmine. Ero rimasto completamente assorto nel mio progetto Mini 6.50 fino alla regata Les Sables – Les Açores – Les Sables del 2015; solo sette mesi prima dell’evento mi è stato proposto di partecipare alla Rotta del Rhum a bordo del Tyker 40 Fantastica. Potevo scegliere: rifiutare per il timore di non essere sufficientemente preparato e quindi all’altezza delle mie aspettative; accettare sulla base del fatto che qualunque sia il contesto, ci sono sempre cose da imparare“. Giancarlo scelse la seconda opzione. Una scelta di cui non si è mai pentito.

Oggi rimane una delle regate delle quali sono più fiero” afferma, ricordando la complessità dell’inizio della Rotta del Rhum del 2014. ” Mi sono dovuto fermare subito la prima notte per motivi tecnici. La barca non era sufficientemente preparata. È stato davvero difficile, ma nonostante tutto, ho trovato la forza mentale per ripartire e concentrarmi sulla gara. Ho trovato in me stesso risorse che non sapevo di avere. Rientrato in regata dopo lo stop, in ultima posizione, sono risalito gradualmente in classifica fino a chiudere al 10° posto grazie a tattica e strategia“.

 

Concentrarsi sull’essenziale per questa Rotta del Rhum

Un altro tassello di esperienza che sommato a quelli successivi permette oggi a Giancarlo di affrontare questa 12ª edizione della Rotta del Rhum con un sentimento di tranquillità. “A volte mi sembra che il dover fare una regata transatlantica – in doppio o in solitario – in questo periodo dell’anno sia diventato una “routine”! In realtà ho solo acquisito fiducia e questa fiducia mi permette di sentirmi sempre più rilassato all’inizio di una regata. Ma nonostante questo, nonostante la festa che sta svolgendo a Saint-Malo, non perdo di vista il fulcro del mio interesse: quello che accadrà sull’acqua tra la Bretagna e la Guadalupa. Voglio rimanere completamente concentrato su questo, senza preoccuparmi troppo del resto. Per me, la cosa più importante è fare il mio lavoro e farlo bene“, spiega Giancarlo che ha potuto (ri)convalidare un gran numero di punti tecnici durante le ultime sessioni di allenamento e durante il trasferimento verso la « città del Corsaro ».

 

Ottenere il massimo con i mezzi a propria disposizione

La barca è pronta, mancano solo alcuni dettagli e potrò entrare nel vivo della regata. È ancora presto per tirare le somme sulla situazione meteo (che non si prospetta bella) : lo farò il giorno prima della regata, come sempre. Nel frattempo continuo ad allenarmi e partecipo alle riunioni e briefing in programma“, osserva già impaziente di mettersi all’opera.

Sarà una regata impegnativa: sappiamo che in questo periodo dell’anno la meteorologia è complessa e questo è l’aspetto più interessante. Ad oggi non ho tutte le armi a disposizione per giocarmi i primi posti nella velocità pura, ma ho il vantaggio di avere una barca affidabile che conosco bene e che mi permette di spingere senza paura. Come al solito, farò del mio meglio e cercherò di optare per le migliori scelte strategiche, di far funzionare al meglio la barca e di non trascurare alcun dettaglio“.

 

04 NOVEMBRE 2022. A due giorni dall’inizio della 12a edizione della Route du Rhum – Destination Guadeloupe, la tensione sui pontili di Saint-Malo cresce lentamente. Un importante ruolo lo hanno le previsioni metereologiche, che durante le prime miglia del percorso saranno dure, con il passaggio di un fronte che lunedì potrebbe generare raffiche di oltre 50 nodi al largo della Bretagna. Giancarlo resta comunque sereno, consapevole che le condizioni annunciate, se confermate, gli imporranno di navigare “a buon marinaio” per preservare il suo Imoca Prysmian Group. Lo storico sponsor di Giancarlo, l’azienda leader nella produzione di cavi per l’energia e le telecomunicazioni, lo accompagna e ha organizzato una nuova operazione “1 click – 1 metro” con l’obiettivo di sostenere i progetti di Electriciens sans Frontières, ONG di solidarietà internazionale particolarmente attiva, in questo periodo, nelle zone di guerra.

 

Cosa possiamo aspettarci di trovare a novembre a Saint-Malo, se non i funghi porcini e depressioni ?”, scherza Giancarlo, che non è per nulla sorpreso dalla depressione che si sta formando in mezzo all’Atlantico. Una zona di bassa pressione atmosferica quasi certamente investirà la flotta nei primi giorni di regata, in particolare lunedì. A causa di questo fronte, lui e i suoi avversari potrebbero incontrare venti da sud con raffiche di oltre 50 nodi e mare con onde alte da 6 a 7 metri . ” In questo periodo dell’anno è abbastanza normale partire con un grosso sistema di bassa pressione in atto. L’uscita dalla Manica e il Golfo di Biscaglia non sono mai facili da affrontare. È sempre la stessa storia. La particolarità, questa volta, è che non ci sarà via d’uscita. Qualunque cosa accada, dovremo fare i conti con questa perturbazione e giocare di intelligenza per non danneggiare la barca.” ha spiegato ricordando il Vendée Globe, durante il quale ha affrontato condizioni peggiori. “Il secondo fronte che abbiamo incontrato durante il giro del mondo è stato più violento di quello attualmente previsto. Il suo ricordo mi aiuta a mettere le cose in prospettiva. Nessuno ama prendere pugni nello stomaco, ma quando si deve andare, si deve andarefare il meglio con ciò che si presenterà“, dice placidamente, senza minimizzare la difficoltà di ciò che attende lui e gli altri 137 velisti solitari che partecipano alla regata.

 

Esprimere i valori della vela.

I file meteo non sono ancora definiti, la situazione può cambiare e non avremo altra scelta se non quella di affrontare qualsiasi cosa ci capiti. Si tratta di un aspetto con cui ho imparato a convivere soprattutto durante il giro del mondo. Devo sfruttare il vantaggio di avere una barca affidabile che conosco bene e che mi permette di spingere senza paura, anche se in uno sport meccanico come quello della vela, nessuno è mai al riparo dagli inconvenienti“, spiega Giancarlo, che rimane obiettivo anche sulle prestazioni della sua barca. “So benissimo che, qualunque cosa accada, non sarò in grado di giocarmi i primi posti. Almeno fino a quando non avremo terminato il refit previsto per il prossimo anno. Dobbiamo essere realistici. ” continua puntando, come sempre, a dare il meglio di sé, a fare le giuste scelte strategiche e a sfruttare al meglio le potenzialità della sua barca. “Non lo nascondo: per me l’importante è poter essere al massimo delle mie possibilità alla partenza del prossimo Vendée Globe nel 2024. La Route du Rhum, come le altre gare da qui in poi, sono gare di preparazione. L’obiettivo è soprattutto quello di accumulare miglia“, conclude Giancarlo, che in questa regata ha il pieno supporto del suo title sponsor, come sottolineano le parole di Valerio Battista, Amministratore Delegato di Prysmian Group: “Seguiremo Giancarlo anche in questa nuova straordinaria avventura. Ogni volta che lo vediamo navigare, confermiamo il nostro impegno nei suoi confronti e nei confronti della vela, uno sport in grado di rappresentare perfettamente i valori che sono propri di Prysmian, come l’ambizione e la continua ricerca di nuove sfide. Inoltre, questa regata rappresenta un’altra occasione per ricordare l’importanza dell’attenzione verso la sostenibilità, perché la vela utilizza elementi naturali come il vento e le energie rinnovabili, che rappresentano una parte importante del nostro business e – più in generale – del futuro del nostro pianeta”.

 

L’operazione di solidarietà per le popolazioni in guerra

Anche durante la Route du Rhum verrà avviata l’operazione “1 click – 1 metro“, realizzata da Prysmian Group in collaborazione con Electriciens sans Frontières, per la quale ad ogni like ricevuto sui canali social di Prysmian Ocean Racing, Prysmian Group donerà un metro di cavo alla ONG di solidarietà internazionale per realizzare i suoi progetti a sostegno di quelli attualmente in corso nell’Europa orientale da parte di numerosi volontari.

 

Le azioni condotte da Electriciens sans frontières dall’inizio della guerra in Ucraina:

  • Sostegno ai centri collettivi che ospitano famiglie sfollate: invio di lampade solari, 10 generatori e materiale elettrico in Slovacchia;
  • Collegamento di generatori di emergenza per 17 ospedali moldavi;
  • Sostegno alle unità chirurgiche mobili e ai centri sanitari in Ucraina: invio di lampade solari, 18 generatori e attrezzature elettriche, monitoraggio a distanza delle operazioni da parte di tecnici ucraini;
  • 60 km di cavi elettrici inviati ai distributori di elettricità ucraini DTEK e Ukrenergo
  • 250 generatori e quasi 10.000 stufe e riscaldatori d’aria sono stati inviati per equipaggiare 300 centri collettivi e aiutare più di 150.000 persone a superare l’inverno.

 

Hervé Gouyet (Presidente di Electriciens sans frontières): “Dall’inizio di questa guerra, siamo stati pienamente mobilitati in coordinamento quotidiano con i nostri partner umanitari, come le ONG e i partner ucraini, con l’aiuto del Centro di crisi e di sostegno del Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri, per intervenire efficacemente e organizzare azioni adeguate ai bisogni”.

 

05 NOVEMBRE 2022. La partenza della Route du Rhum – Destination Guadeloupe, regata in solitario di 3542 miglia attraverso l’Atlantico da Saint-Malo a Guadalupa, era prevista per domenica alle 13.02 ora locale, è stata rinviata a causa delle tempeste che avrebbero colpito la flotta di 138 imbarcazioni nelle prime ore del percorso. Condizioni proibitive in particolare nel Canale della Manica a causa della depressione installata a ovest dell’Irlanda.

 

La decisione

La decisione è stata annunciata oggi alle 10.30 durante il briefing meteo riservato agli skipper, dove è stato comunicato il rinvio della partenza della regata a causa delle previsioni meteo sulla Manica per le prime 36 ore di gara è stata presa soprattutto a causa del passaggio di una depressione molto violenta, accompagnata da un mare molto mosso durante la prima notte, che non lascia passaggi in uscita dalla Manica.
Così, dopo aver consultato i meteorologi di Météo Consult, OC Sport Pen Duick, l’organizzatore della Route du Rhum – Destination Guadeloupe e il direttore di gara Francis Le Goff, hanno deciso di rinviare la partenza della 12ª edizione della Route du Rhum – Destination Guadeloupe, in attesa di una finestra più favorevole per una partenza mercoledì 9 novembre, alle 14:15.
Si tratta di un’evoluzione rapida e recente. Una partenza domenica con 20-25 nodi di vento da ovest sarebbe stata possibile, ma gli ultimi bollettini meteo a 48 ore hanno mostrato condizioni molto più difficili durante le prime ore della regata. Un fronte freddo molto attivo con venti medi di circa 40 nodi e raffiche vicino ai 60 sarà accompagnato da una mareggiata fino a sette metri creata dalla tempesta tropicale Martin. È soprattutto la tempistica del fenomeno che sta rendendo la situazione critica, non lasciando alcuna rotta alternativa per fuggire verso sud e mettersi in salvo.

 

Una depressione troppo scavata

Nelle ultime 24 ore molti skipper e i loro routers avevano espresso preoccupazione per la situazione che consideravano molto grave. Una depressione così scavata (930Hp) è un fenomeno raro nel nord atlantico. La decisione tiene conto di tutti i fattori, ma soprattutto della sicurezza dei 138 velisti, per fare in modo di garantire le migliori condizioni possibili per il successo sportivo dell’evento, per i velisti e per il pubblico in generale.

 

08 NOVEMBRE 2022. Meno di 24 ore dalla partenza della Route du Rhum – Destination Guadeloupe.

 

Mi sento abbastanza bene e rilassato alla vigilia del D-Day. Ora che il primo fronte freddo è passato, saremo in grado di partire e fare una vera gara, senza dover entrare in modalità sopravvivenza. È una buona notizia. Sarà interessante. La partenza sarà un momento delicato e impegnativo a causa delle tante barche schierate nello stesso momento sulla linea di partenza. Anche se questa linea sarà molto lunga (1,4 miglia) e la flotta si dividerà in gruppi molto rapidamente, dovremo restare molto vigili. Viste le differenze di velocità tra le classi, credo che dopo Capo Fréhel saremo in grado di vedere le cose molto più chiaramente. Beneficeremo di buone condizioni, con una situazione abbastanza classica per novembre. In questa vigilia, posso dire: Tutto bene a bordo di Prysmian Group!“.

Dopo tre giorni di tregua, tanto inaspettati quanto necessari, a causa della forte burrasca che ha attraversato il Nord Atlantico all’inizio della settimana, Giancarlo e gli altri 137 velisti della Route du Rhum – Destination Guadeloupe si preparano a entrare in azione. Domani, mercoledì 9, alle 14.15 partiranno da Saint-Malo, con un totale di 3.542 miglia da percorrere. Giancarlo è soddisfatto del nuovo contesto meteo della regata, un contesto che lascia sperare in una regata veloce e aperta sul piano strategico.

 

09 NOVEMBRE 2022. La partenza.

 

Il programma di massima? L’uscita dalla Manica di bolina, il passaggio attraverso Ouessant. Nord o Sud? Dipenderà dal vento e dalle onde. In seguito, due fronti da negoziare e una zona piuttosto complessa legata al passaggio nell’anticiclone delle Azzorre. Sarà necessario tracciare una buona traiettoria per attraversare questo centro di alta pressione atmosferica, giocando al meglio con i cambi di direzone e intensità del vento, in modo da raggiungere l’aliseo il più velocemente possibile“. Questo il programma di Giancarlo prima della partenza.
Giancarlo è passato a Sud dell’Isola di Ouessant, la flotta è divisa in due. “La Route du Rhum è un percorso leggendario, ma è anche molto tecnico e può essere molto complicato. Come abbiamo visto, in questo periodo dell’anno i sistemi di bassa pressione si formano e si susseguono. Sarà necessario trovare l’equilibrio tra rischio e sicurezza in base allo stato del vento e del mare, per dirigerci verso sud con il minor numero di danni possibile“.

 

10 NOVEMBRE 2022.

 

Giancarlo e gli altri 137 skipper della 12a Route du Rhum – Destination Guadeloupe sono partiti da Saint-Malo nel primo pomeriggio di ieri e hanno dovuto affrontare le prime impegnative miglia con una serie di bordeggi per gestire le oscillazioni del vento e quelle della corrente.
Non ho dormito molto durante questa prima notte in mare. C’è stato un bel po’ di lavoro tra la partenza, il passaggio della porta di Capo Fréhel e il giro della punta della Bretagna questa mattina“, ha commentato Giancarlo, che ha esitato per un po’ sulla strategia da adottare nel Mar d’Iroise. Lo Chenal du Four, il passaggio esterno all’isola di Ouessant oppure il Passaggio di Fromveur? Alla fine, ha optato per quest’ultima opzione.
L’obiettivo era quello di sfruttare la corrente. Ora mi sto spostando verso sud sia per approfittare di uno shift del vento sia per evitare di avvicinarmi troppo alla zona di venti forti che soffiano ad Ovest“, ha spiegato questa mattina, mentre si trovava al fianco di Damien Seguin e Yannick Bestaven, il vincitore dell’ultimo Vendée Globe.
È un piacere ritrovarsi in questa dimensione di solitudine in mare. Il fatto che ci sia un po’ di vento ci costringe a una concentrazione che amo“, ha spiegato Giancarlo, ben consapevole che il gioco è ancora aperto e presenta diverse opzioni possibili.

È anche consapevole del fatto che domani dovrà essere in buona forma per il passaggio del primo fronte freddo, che promette di generare raffiche fino a 45 nodi con mare agitato. “Ho mangiato un buon pasto vegano liofilizzato ieri sera e ho fatto una buona colazione stamattina“, ha detto lo skipper, chiaramente in forma e ancora determinato a dare il meglio di sé.

 

11 NOVEMBRE 2022.

 

La giornata di ieri è stata molto faticosa, con molta strategia e tattica, piazzamenti, virate, spostamenti… adesso ci prepariamo al passaggio del fronte. Visto che siamo posizionati abbastanza a Sud, non dovremmo subirlo troppo, perché via via che il centro depressionario si avvicina, diventa meno attivo. Il secondo fronte, probabilmente, sarà più forte“.

 

Condizioni meteorologiche

Un flusso moderato da sud-est a sud abbastanza forte tra il Golfo di Biscaglia e il vicino Atlantico, causato da una debole alta pressione a 1030 hPa sull’Europa centrale e da una perturbazione che si estende a 12 UT a ovest delle Canarie fino al nord della Scozia. Un centro di alta pressione estesa di 1029 hPa a sud-ovest delle Azzorre, estende una cresta di alta pressione a est dell’arcipelago. Forte depressione a 992 hPa questa mattina a 450 miglia a est di Terranova che si approfondisce a 976 hPa mentre si muove rapidamente verso est.

Durante la seconda notte di navigazione, gli skipper hanno optato per una rotta più sicura, dirigendosi verso Capo Finisterre. Hanno navigato con venti da 15-20 nodi da sud-ovest su un mare con onde tra i 2 e i 3 metri, facendo registrare buone velocità e muovendosi su lunghe virate, mantenendo una rotta parallela a quella ortodromica. Al momento su Capo Finisterre soffia un vento moderato da sud-est. Il fronte che va dall’est dell’arcipelago delle Azzorre al Mare d’Irlanda sta diventando meno attivo e il vento da sud-est che lo precede si sta attenuando. Al momento soffia a circa 15-20 nodi e nel corso della giornata dovrebbe continuare a indebolirsi rimanendo stazionario, bloccato dall’alta pressione sul continente europeo. Gli Ultim e gli IMOCA potranno continuare la loro rotta verso le Azzorre con una rotta da sud-ovest fino alla prossima notte, quando il vento girerà a nord-ovest in coda al fronte e loro dovranno virare in direzione sud. Giancarlo naviga in tredicesima posizione, a più di 14 nodi al fianco di MACSF di Isabelle Joske. Purtroppo Damien Suguin, che concludeva il solito terzetto, alle 3:30 della notte si è scontrato contro un cargo, disalberando.

12 NOVEMBRE 2022. J2 ROTTO IN DUE.

 

Ieri sera, mentre Giancarlo navigava a circa 140 miglia a nord-ovest di Capo Finisterre con una ventina di nodi di vento da sud ed era impegnato in una lotta con Yannick Bestaven, Justine Mettraux, Isabelle Joschke e François Guiffant per il 13° posto tra gli IMOCA, la vela J2 di Prysmian Group si è letteralmente strappata a metà. Un duro colpo per Giancarlo, che per il resto della sua regata transatlantica non potrà utilizzare questa preziosa vela di prua installata sullo strallo principale e montata su un avvolgifiocco.
 
Era poco prima della notte, navigavo verso il fronte con circa 20 nodi di vento, senza raffiche, su J2 e una mano di terzaroli alla randa. Ero tranquillo della regolazione della barca, all’interno di essa quando ho sentito il J2 che sbatteva e la prima cosa che ho pensato è che fosse saltata la scotta dal winch a causa dei colpi che la barca subisce sbattendo sulle onde. Era già successo. Sono uscito e ho visto che il J2 era diviso in due, molto vicino all’inferitura. Ho dovuto poggiare, ho messo la certa al volo, sono andato a prua e sono riuscito a tirare giù la parte della vela che era rimasta attaccata in alto e a riprendere quella che era finita in acqua. Ho preso il coltello per liberare la vela, l’ho legata con una cima e l’ho rimessa nella stiva in modo che non potesse srotolarsi e disturbare il piano velico in seguito” ha raccontato questa mattina Giancarlo che ha subito fatto tutto il possibile per mettere in sicurezza la barca, visto che questo famoso J2 (J sta per Jib) è installato sullo strallo di prua, che collega la coperta all’albero.
 
Non avendo più il J2, ho issato il J3, che non è la vela adatta, ma bisogna continuare con quello che abbiamo“.
Il J3, noto anche come staysail o fiocco ORC, è attaccato al più corto dei puntelli, quello più arretrato rispetto alla coperta sul ponte di prua. Le sue dimensioni sono più ridotte. “Il J2 misura circa 100 metri quadri, il J3 solo 55: molta meno superficie e questo influenza l’avanzamento della barca, soprattutto quando c’è meno vento. Sarà penalizzante in termini di performance, perchè non sarà facile per lui mantenere l’andatura corretta e dovrà scegliere delle traiettorie non ottimali per poter avanzare al meglio” ha dichiarato Tanguy Leglatin, il suo allenatore.
 
Colpito ma non certo affondato, Giancarlo continua a combattere con la stessa determinazione di sempre, con le armi a sua disposizione. Alla fine dell’operazione, che è durata quasi un’ora avevo i crampi alle braccia, ero totalmente sfinito. Adesso mi riconcentro sulla lotta con gli altri, perché bisogna sempre andare avanti“.
 
Obiettivo è continuare la regata nelle migliori condizioni possibili nonostante la perdita del J2, vela con la quale aveva completato il suo Vendée Globe nel 2020-2021. Una vela molto versatile, con un ampio range di utilizzo ma purtroppo usurata. La battaglia continua“, assicura Giancarlo che, dopo un primo passaggio frontale ieri sera e l’attraversamento di una dorsale di alta pressione al momento, si prepara a un’altra burrasca questa sera, con raffiche superiori ai 40 nodi su mare grosso.

23 NOVEMBRE 2022. La vela è uno sport meccanico e bisogna accettarlo, alcune regate sono più difficili di altre e questa 12ª Route du Rhum – Destination Guadeloupe ne è la prova. Nonostante la rottura del J2 abbia cambiato il corso della regata, Giancarlo ha dimostrato determinazione e abnegazione nel portare a termine la sua traversata atlantica, che si è conclusa questo mercoledì 23 novembre alle 6:47 (ora italiana) con un 16° posto nella classe IMOCA.

 

Rimasto quasi subito senza il J2, Giancarlo ha dovuto accettare una situazione che ha immediatamente capito che lo avrebbe ostacolato durante tutta la competizione: “Era notte e dopo aver sentito un rumore sospetto, sono uscito nel pozzetto per verificare cosa fosse successo e mi sono trovato di fronte a un pezzo di vela rimasto appeso all’albero e a un altro caduto in mare. Ho tirato la barra del timone per rallentare la barca e ho raccolto il pezzo di vela inferiore. L’operazione ha richiesto molta energia, si tratta di una vela che in totale misura circa 100 metri quadri. Avevo le braccia congestionate e una volta terminato, non nego che ho pianto dal dolore”, ha ammesso Giancarlo che ha poi fatto tutto il possibile per mettere in sicurezza la sua barca e assicurarsi di poter continuare il viaggio nelle migliori condizioni possibili, nonostante il suo handicap. “Sono stato costretto a continuare la mia rotta utilizzando un J3. Non è stato facile perché le condizioni di bolina richiedevano l’impiego del J2 fino al passaggio dell’ultimo fronte. A causa di questa situazione, al passaggio delle Azzorre non mi sono sentito di prendere rotta a ovest. Ho provato a tagliare la dorsale a sud, ma non si è rivelata una buona opzione“, ha spiegato Giancarlo, che ha cercato comunque di dare il massimo deciso a non subire la situazione ma a reagire, restando all’attacco con le risorse a sua disposizione.

 

Una bilancio a metà.

Sono soddisfatto della seconda parte della regata, durante la navigazione di bolina. Avevo una buona velocità e nonostante il ritardo sono riuscito a raggiungere il gruppo. Sono riuscito a trovare alcune interessanti configurazioni di vele“, ha commentato Giancarlo, che ha recuperato posizioni nell’ultimo terzo del percorso prima di superare l’isolotto “Tête à l’Anglais” in sedicesima posizione e di arrivare con la stessa pozione in classifica al traguardo, questa mattina alle 06:47 (ora italiana), dopo 13 giorni, 16 ore e 32 minuti di regata. “Avrei voluto fare meglio, ma la vela è uno sport meccanico e bisogna accettarlo“, ha ammesso Giancarlo che fino alla fine non si è risparmiato. “Ho fatto molte manovre durante la circumnavigazione della Guadalupa e sono soddisfatto della traiettoria che ho scelto. Quando ho approcciato Grande-Terre – la parte orientale dell’isola – Benjamin Ferré navigava più al largo e osservandolo ho potuto calcolare la mia rotta. In seguito, sono passato attraverso una zona di vento debole, come credo sia toccato anche agli altri. Il passaggio della boa di Basse-Terre è stato difficile perché ho dovuto virare all’indietro in uno spazio ridotto. Pensavo di avere più vento nel canale di Saintes, ma non è stato così e ho incontrato parecchie burrasche fino all’arrivo. Quando si compete, la maggior parte delle volte ci ritroviamo in situazioni difficili. Per me regatare non si tratta di un divertimento, ma piuttosto di fare bene. Certo, ci sono momenti in cui la barca va bene ed è spettacolare, ma la maggior parte del tempo è necessario restare prudenti e calcolatori e questo ha la precedenza su tutto il resto. Ho un bilancio contrastante di questa Route du Rhum. La rottura del J2 ha compromesso la mia gara e devo riflettere sulle diverse opzioni che ho preso per poter migliorare ancora“, ha concluso, guardando già alla prossima tappa, e in particolare alla stagione 2023. Una stagione che sarà marcata dall’installazione dei nuovi foil.

Route du Rhum – Destination Guadeloupe

Percorso della Route du Rhum

Creata nel 1978 da Michel Etevenon, la Route du Rhum – Destination Guadeloupe è la regina delle regate transatlantiche in solitaria che da 44 anni unisce Saint-Malo in Bretagna a Pointe-à-Pitre in Guadalupa. La Route du Rhum – Destination Guadalupe è una regata leggendaria il cui fascino risiede nella diversità delle classi e dei navigatori coinvolti. Grandi personaggi della vela, professionisti e dilettanti si incontrano ogni 4 anni per dare vita alla “magia del Rhum”.

 

Una regata e dei velisti che hanno segnato e continuano a segnare la storia della navigazione oceanica

Un uomo o una donna, una barca, l’oceano. 3.543 miglia nautiche – 6.562 chilometri – davanti a loro. Una sola partenza per tutti: stesse coordinate, stesso orario, le 13:02. Il primo di ciascuna categoria che arriva in Guadalupa, vince.

Sono decine le donne e gli uomini che attraverso le loro storie, abilità sportive, vittorie, record, ogni 4 anni scrivono un capitolo della storia della vela. L’incredibile arrivo della prima edizione con il distacco di 98 secondi tra il piccolo trimarano giallo di Mike Birch e il grande monoscafo blu di Michel Malinovski. La superba vittoria della “piccola fidanzata dell’Atlantico”, Florence Arthaud. I drammi, con le tragiche sparizioni di Alain Colas nel 1978 e Loïc Caradec nel 1986. I record, detenuto da Francis Joyon, vincitore del 2018 con 7 giorni 14 ore 21 minuti e 47 secondi in mare a bordo di un Ultime.

 

6 tipologie di barche: 4 classi di professionisti e 2 di amatori.

Fedele ai suoi valori di apertura, la Route du Rhum – Destination Guadeloupe ha scelto di accogliere nel 2022, nel porto di St. Malo, tutte le barche a vela iscritte alla regata: gli ULTIM 32/23, i giganti dei mari; gli IMOCA e i loro skipper da “giro del mondo”; gli OCEAN FIFTY (ex Multi50) e i Class40. Oltre a queste quattro categorie, che rispondono a rigide regole, si aggiungono due classi senza le quali l’evento non sarebbe quello che è: RHUM Multi e RHUM Mono, imbarcazioni che fanno parte della storia della Rotta del Rhum e portano dentro di sé l’essenza della libertà tanto voluta da Michel Etevenon. Le barche della categoria RHUM (che non rientrano nelle rigide regole di classe delle prime quattro) si dividono in due categorie: multiscafi e monoscafi.

  • Classe ULTIM 32/23: la categoria regina dei maxi multiscafi: oltre i 100 piedi (32 metri di lunghezza) senza limite di dimensione – 8 iscritti.
    È la categoria superiore, che sarà la prima a raggiungere le coste della Guadalupa.
    La battaglia in Ultim si preannuncia intensa per gli skipper, che potrebbero battere il record di traversata stabilito da Francis Joyon – detentore del titolo – in 7 giorni 14 ore 21 minuti 47 secondi.
  • Classe OCEAN FIFTY: multiscafi di 50 piedi (15 metri di lunghezza) – 8 iscritti
    Questa classe è nata nel 2021 dalla Classe Multi50, in costante trasformazione da 15 anni. Le sue barche, pur rispettando regole che mirano a controllare i budget di sviluppo, sono prototipi che danno agli architetti possibilità di esprimersi.
  • Classe IMOCA: i monoscafi del Vendée Globe lunghi 60 piedi (18,28 metri), alcuni dei quali sono dotati di foil – 37 iscritti tra i quali Giancarlo, a bordo dell’IMOCA Prysmian Group.
    Gli IMOCA sono considerati macchine sperimentali. La Classe è una testimonianza di oltre 30 anni di innovazioni tecnologiche: chiglie basculanti, alberi rotanti e più recentemente i foil. Uno stimolo costante per la creatività di architetti e velisti. È la classe del Vendéé : queste barche e i loro skipper sono pronti ad affrontare le condizioni più estreme e difficili in tutti gli oceani.
  • CLASS40: monoscafi lunghi 12,18 metri – 55 iscritti.
    L’obiettivo di questa classe è quello di riunire regatanti amatoriali esperti e skipper professionisti intorno a un programma di regate costiere e d’altura in uno spirito comune di convivialità e condivisione di esperienze.
  • Categoria RHUM MULTI: multiscafi ≤ 64 piedi (19,50 metri) che non possono entrare in una classe sopra definita – 14 iscritti
    Una categoria in cui la battaglia promette di essere grande, offrendo un’altra gara nella gara, con lo stesso livello di impegno del resto della flotta di questa 12ª edizione.
  • Categoria RHUM MONO: monoscafi ≥ 39 piedi (11,88 metri) fuori tutto che non soddisfano le regole redatte dalle classi sopra definite – 16 iscritti
    La flotta è composta da una varietà di barche storiche e prototipi, di dimensioni comprese tra i 40 e i 60 piedi e con anni di costruzione che vanno dal 1967 al 2011: non tutti giocheranno la stessa partita, ma è proprio questa la ricchezza di questa categoria.

Un totale di 138 barche amarrate al porto e sulla linea di partenza. Un record.

Il percorso attraverso l’Atlantico si sviluppa tra Saint-Malo e Guadalupa, una distanza di 3542 miglia. Le partenze avvengono di solito durante le tempeste autunnali che imperversano nel Golfo di Biscaglia, ma la ricompensa arriva con il calore dei tropici e, spesso, con un lungo passaggio negli alisei. Il percorso classico prevede solo tre boe: la boa del CIC al largo di Capo Fréhel, la Tête-à-l’anglais (una piccola isola a nord della Guadalupa) e la boa di Basse-Terre all’ingresso del Canale delle Saintes. Per il resto, gli skipper sono liberi di determinare la loro rotta attraverso l’Atlantico.

 

Route du Rhum – Destination Guadeloupe: un posizionamento unico nel panorama delle regate offshore

Il successo di questa regata sta anche nel mix tra dilettantismo e professionismo. Alla Route du Rhum – Destination Guadeloupe, un postino e la sua barca, che abbiano soddisfatto i criteri di qualificazione richiesti dall’organizzazione per poter partecipare dimostrando un certo livello di preparazione, possono partire al fianco di uno skipper professionista al comando di una costosissima barca da regata realizzata in carbonio. Entrambi pronti a raccontare una storia.

Vendée Globe

Nato sulla scia del Golden Globe che, nel 1968, per la prima volta nella storia delle regate previde la circumnavigazione del globo senza scalo doppiando i tre capi di Buona Speranza, Leeuwin e Horn, il Vendée Globe è ad oggi la più importante regata intorno al mondo, in solitario, senza scalo e senza assistenza.

Dei nove pionieri che parteciparono al Golden Globe nel 1968, solo Robin Knox-Johnston riuscì a fare ritorno al porto di Falmouth, nella Cornovaglia inglese, il 6 aprile 1969, dopo 313 giorni in mare.

L’idea del giro del mondo in solitario, senza assistenza e senza scalo, fu lanciata vent’anni dopo dal navigatore Philippe Jeantot due volte vincitore del BOC Challenge, il giro del mondo in solitario, a tappe.

Nacque così il Vendée Globe.

Il 26 novembre 1989 tredici velisti presero il via alla prima edizione, durata più di tre mesi. Solo sette completarono la regata, tornando a Les Sables d’Olonne.

 

Il Vendée Globe: l’Everest del mare

Il Vendée Globe si tiene ogni quattro anni e nel 2024 avrà luogo la decima edizione. Nel corso delle prime nove edizioni, 200 navigatori solitari hanno partecipato a questa straordinaria regata e solo 114 di loro sono riusciti a portare a termine la prova e a tagliare il traguardo, dopo essersi confrontati con il calore estremo dell’equatore, il gelo del Grande Sud, le onde anomale di Capo Horn e tutti i sistemi meteorologici esistenti. È per questi motivi che il Vendée Globe viene chiamato “l’Everest del mare”,  un viaggio ai confini estremi del mare navigabile, alla ricerca dei limiti delle performance umane.

Il concept del Vendée Globe è semplice: un giro del mondo in barca a vela in solitario, senza scalo e senza assistenza. Questi tre parametri essenziali costituiscono il DNA dell’evento e sono chiaramente definiti dalle Istruzioni di regata.

 

In solitario

Un uomo (o una donna), una barca, soli intorno al mondo. il Vendée Globe è una regata in solitario in cui nessun altro oltre allo skipper può essere a bordo della barca durante il giro del mondo. L’eccezione degna di nota è ovviamente il salvataggio di un altro concorrente come è già successo varie volte: ad esempio durante la nona edizione, quando Jean Le Cam ha soccorso Kevin Escoffier il cui IMOCA è affondato al largo delle acque sudafricane.

 

Senza scalo

Durante il Vendée Globe non sono concesse delle soste, tranne in due casi eccezionali. Primo, uno scalo tecnico rientrando a Les Sables d’Olonne, entro un massimo di 10 giorni dalla partenza. Nel 2008-’09, ad esempio, Michel Desjoyeaux è stato costretto a rientrare e, ripartito con 40 ore di ritardo, alla fine ha vinto la regata.

Secondo caso, i navigatori hanno diritto a fermarsi ma senza entrare in porto e senza sostare all’ancora oltre il limite della battigia, delimitato dal livello della più alta alta marea. Yves Parlier aveva sfruttato questa possibilità durante un importante riparazione che aveva fatto clamore nell’edizione 2000-‘01.

 

Senza assistenza

Durante il Vendée Globe, lo skipper è solo a bordo e deve gestire autonomamente la vita del binomio skipper-imbarcazione. Quindi deve occuparsi di tutte le manutenzioni e le riparazioni dell’imbarcazione. Solo nel caso sopracitato del rientro a Les Sables d’Olonne, dopo il via, può ricevere un’assistenza tecnica diretta dalla sua squadra. In generale, vige il divieto formale di attraccare un’altra barca o consentire l’imbarco a terzi. Un concorrente è autorizzato a consultare l’architetto della barca o il suo team tecnico per conoscere la modalità operativa migliore per effettuare una riparazione, ma poi deve eseguirla da solo, con i mezzi a sua disposizione a bordo.

Il routage esterno non è permesso e il navigatore deve decidere autonomamente la rotta che vuole seguire in base allo studio della meteorologia.

In caso di malattia lo skipper deve curarsi da solo in base ai corsi di primo soccorso che ha seguito prima della regata. In caso di infortunio che non pregiudichi la continuazione della prova ha diritto all’assistenza a distanza del medico ufficiale della regata.

 

Il percorso

Dopo la partenza da Les Sables d’Olonne, il percorso prevede la discesa nell’oceano Atlantico verso il primo capo da doppiare: Capo di Buona Speranza.

Superato questo passaggio i navigatori devono attraversare l’Oceano Indiano e, una volta doppiato Capo Leeuwin, anche il Pacifico. Il tutto passando dalle latitudini estreme della zona soprannominata “il Grande Sud”, arrivando a toccare le famigerate fasce di navigazione che i primi esploratori chiamarono i “Quaranta ruggenti” – tra il 40° e il 50° parallelo sud, e i “Cinquanta urlanti” – tra il 50° e il 60° parallelo sud. Nomi che derivano dal rumore che il vento produce sibilando attraverso gli alberi, il sartiame e la velatura delle imbarcazioni in quelle condizioni estreme di mare e vento.

Doppiato Capo Horn, uno dei punti più meridionali del Sud America, situato a 55°59′ di latitudine sud, i navigatori devono risalire l’Oceano Atlantico per far ritorno a Les Sables d’Olonne, porto di partenza e arrivo della regata.

La rotta nord-sud per discendere l’Atlantico e la traversata sud-nord per risalirlo sono perpendicolari al movimento generale delle perturbazioni, mentre nel Grande Sud la traversata dell’Indiano e del Pacifico si effettua nel senso dello spostamento dei sistemi meteorologici, che affrontati in andatura portante rendono possibile la navigazione a vela.

 

Il percorso del Vendée Globe

 

Il percorso teorico (calcolato sulla rotta ortodromica) si sviluppa su 24.296 miglia nautiche ovvero 44.996,2 chilometri. In realtà, durante le nove precedenti edizioni del Vendée Globe, la maggior parte dei concorrenti ha percorso ben più di 28.000 miglia, quasi 52.000 chilometri. Giancarlo, durante il suo primo Vendée Globe, ha percorso 28.490 miglia ad una velocità di 14,7 nodi di media negli 80 giorni, 22 ore e 42 minuti che ha impiegato a circumnavigare il globo.

 

I risultati

Armel Le Cléac’h detiene il record di percorrenza di 74 giorni, 3 ore e 35 minuti ottenuto nel 17.

Un solo navigatore l’ha vinto due volte: Michel Desjoyeaux, nel 2001 e nel 2009.

 

La partecipazione italiana

Questa regata ha consacrato grandissimi velisti francesi e finora solo cinque navigatori italiani hanno partecipato all’Everest dei mari: Vittorio Malingri nel 1992/93, Simone Bianchetti e Pasquale De Gregorio nel 2000/01, Alessandro Di Benedetto nel 2012/13 e Giancarlo Pedote, ottavo nell’ultima edizione del 2020/21.

 

Il trofeo

Sessanta centimetri di altezza e trenta di circonferenza, dieci chili di peso: l’imponente Vendée Globe Trophy è un’opera d’arte in bronzo argentato, firmata Philippe Macheret. La consegna di un trofeo ad hoc avviene dall’edizione del 2004-’05 grazie alla proposta di Josy Fontana, creatrice di trofei e medaglie di tutti i generi.

Le forme del trofeo rappresentano la silhouette di una barca a vela che poggia su un winch ed è attorniata da linee circolari che evocano il globo. Ad ogni edizione viene realizzato un nuovo trofeo che il vincitore conserverà per tutta la vita. A tutti i partecipanti viene offerta una replica del trofeo, di taglia inferiore.

 

Giancarlo e la replica del trofeo del Vendée Globe. ©Olivier Blanchet/ALEA

Vendée Globe – i numeri

I numeri del Vendée Globe: per conoscerlo un pochino di più, in maniera divertente e sintetica. Tante piccole curiosità attorno al giro del mondo in solitario senza scalo.

 

  • 15 000 000

Il budget dell’Organizzazione del Vendée Globe su 4 anni. Questo budget è finanziato in parte da aziende pubbliche (dipartimento della Vendée, la città Les Sables-d’Olonne, la regione Pays de la Loire) e in parte da privati (Sodeb’O è lo sponsor principale).

  • 264 562

I like alla pagina Facebook del Vendée Globe (al 7 agosto 2020).

  • 45 000

Gli articoli sul Vendée Globe pubblicati nell’edizione 2016.

  • 40 075

I kilometri indicativi che gli skipper dovranno percorrere per fare il giro del mondo passando per i tre capi: il Capo di Buona Speranza, Capo Leeuwin  e Capo Horn. Ma a volte, i kilometri realmente percorsi aumentano a 52000.

  • 6 000

I metri quadri del villaggio allestito per la partenza. Il villaggio è diviso in quattro: Le Quai Lagravière, la grande esplanade du Vendée Globe, lo spazio dedicato alle aziende e la zona mista. L’ingresso è gratuito.

  • 1 236

Il numero di ore di trasmissioni che hanno parlato dell’edizione Vendée Globe 2016, su 97 canali televisivi.

  • 61

L’età di Jean Le Cam, il “nonno” della flotta.

  • 44

L’età di Giancarlo alla partenza.

  • 43

L’età media dei 33 candidati al via.

I posti disponibili al Vendée Globe 2020. 34 è anche il numero della barca di Giancarlo.

  • 33

Gli iscritti partiti nell’edizione 2020: il record di partecipazione.

I partecipanti dell’edizione 2016-2017.

  • 27

    L’età di Alan Roura che nel 2016 fu il più giovane partecipante nella storia del Vendée Globe.

  • 22

    L’età della più barca più vecchia della flotta nel 2020. È 4Myplanet di Alexia Barrier, varata nel 1998. Progettata dall’architetto Marc Lombard per il Vendée Globe 2000-2001 è al suo quinto giro in solitario.

  • 19

Il numero di foiler previsto al via. È un record assoluto. Nel 2016, c’erano 7 barche equipaggiate con foil su 29 partecipanti. La situazione adesso è molto chiara: per sperare di vincere il Vendée Globe bisogna navigare con un foiler, preferibilmente di ultima generazione. Otto Imoca rientrano in questa categoria. Inoltre, cinque barche che avevano derive dritte per la Vendée Globe del 2016 si sono state trasformate in foilers: PRB di Kevin Escoffier, La Fabrique di Alan Roura, La Mie Câline-Artisans Artipôle di Arnaud Boissières, Time For Oceans di Stéphane Le Diraison e MACSF di Isabelle Joschke.
Gli altri marinai con foil Imoca sono Fabrice Amedeo (Newrest-Art & Fenêtres), Yannick Bestaven (Maître CoQ), Louis Burton (Bureau Vallée 2), Sam Davies (Initiatives-Cœur), Boris Herrmann (Seaxplorer-Yacht Club de Monaco) e Giancarlo.

  • 18

    Gli esordienti del Vendée Globe 2020. E Giancarlo è tra questi. Gli altri sono: Alexia Barrier, Manuel Cousin, Clarisse Crémer, Charlie Dalin, Benjamin Dutreux, Kevin Escoffier, Clément Giraud, Pip Hare, Boris Herrmann, Ari Huusela, Isabelle Joschke, Miranda Merron, Damien Seguin , Sébastien Simon, Maxime Sorel, Armel Tripon e Nicolas Troussel.

  • 15

    Gli skipper che hanno già partecipato a un Vendée Globe a cominciare da Jean Le Cam e Alex Thomson sono entrambi al loro quinto giro consecutiva: un record! Jérémie Beyou e Arnaud Boissières sono la loro giro numero 4. Sam Davies e Louis Burton al 3. Fabrice Amedeo, Romain Attanasio, Yannick Bestaven, Didac Costa, Sébastien Destremau, Stéphane Le Diraison, Alan Roura, Thomas Rettant e Kojiro Shiraishi sono tutti alla loro seconda partecipazione. Di questi velisti, 12 hanno già completato l’evento almeno una volta. Ma 15 sono anche gli Imoca senza foil per la prima volta in minoranza rispetto a quelle con foil. Jean Le Cam, Damien Seguin, Maxime Sorel, Clarisse Crémer e Romain Attanasio sono i canditati alla vittoria in questa categoria di barche.

  • 11

    Gli skipper non francesi che con 23 presenze sono la nazione più rappresentata nei 34 candidati al via. Poi, oltre a Giancarlo, ci sono quattro inglesi (Sam Davies, Miranda Merron, Pip Hare, Alex Thomson), Isabelle Joschke (tedesca di nascita ma che vive in Francia), uno svizzero (Alan Roura), un giapponese (Kojiro Shiraishi), un finlandese (Ari Huusela), uno spagnolo (Didac Costa) e un tedesco (Boris Herrmann). Germania e Finlandia per la prima volta hanno un loro rappresentante al giro.

  • 9

    L’edizione 2020 è la nona.

  • 8

    Le nuove barche, tutte dotate di foil, costruite per il giro del mondo 2020 da: Charal, DMG Mori, Hugo Boss (progetto Marc Van Peteghem e Vincent Lauriot Prévost); Arkea-Paprec, Corum L’Épargne (progetto di Juan Kouyoumdjian); Apivia, LinkedOut (progetto di Guillaume Verdier) e L’Occitane en Provence con progetto di Sam Manuard.

  • 6

    Le donne candidate al via: Alexia Barrier, Clarisse Crémer, Sam Davies, Pip Hare, Miranda Merron e Isabelle Joschke. Nel 2016 non c’era nessuna donna in gara.

  • 4

    Gli italiani che hanno partecipato fino ad ora. Giancarlo sarà il 5.

  • 3

    Gli skipper che hanno partecipato e che sono già saliti sul podio del Vendée Globe: Alex Thomson (3° nel 2012-2013 e 2° nel 2016-2017), Jean Le Cam (2° nel 2004-2005) e Jérémie Beyou (3° nel 2016-2017).

  • 1

    È la prima partecipazione di Giancarlo e Prysmian Group.

  • 0

Vincitori di passate edizioni al via.

 


 

Ispirato da un articolo di Gian Luca Pasini – Gazzetta dello Sport

Completato grazie a un articolo di Ouest France.

Vendée Arctique

Come nasce la Vendée – Artique – Les Sables d’Olonne

La Vendée-Arctique-Les Sables d’Olonne nasce nel 2020 per essere un forte segnale di ripresa e dare l’occasione a skipper, team e sponsor di far sentire la propria voce, di mostrarsi al mondo dopo un periodo di interruzione che ha segnato la vita di tutti.

La Vendée-Arctique-Les Sables d’Olonne nasce per volontà della Classe IMOCA, che ha organizzato questa nuova reagata offshore in sostituzione della Transat CIC, annulata a causa dell’emergenza sanitaria COVID -19, che sarebbe dovuta partire il 16 giugno. Questa regata rivestiva una particolare importanza sia per la qualifica di alcuni skipper, sia per la preparazione in vista del Vendée Globe. L’organizzazione, vincolata dalle misure sanitarie internazionali, ha cambiato la data optando per il 4 luglio. Inoltre, ha trasformato il percorso in modo da evitare il coinvolgimento di altri Paesi, optando per un inedito triangolo con partenza e arrivo a Les Sables d’Olonne e waypoint a Ovest dell’Islanda e Nord delle Azzorre.

È nata così la Vendée-Arctique-Les Sables d’Olonne, 3500 miglia su una rotta mai proposta finora, e molto interessante. Ventidue skipper hanno aderito e si sono iscritti alla regata pronti a mettersi alla prova nelle depressioni dell’estremo nord.

 

percorso Vendee Arctique
Percorso della Vendée-Arctique-Les Sables d’Olonne

L’organizzazione, coniugando sport e norme sanitarie, diventa un modello per altri eventi sportivi

Era necessario creare un’opportunità per gli skipper che ne hanno bisogno, di completare la qualifica richiesta per partecipare al Vandée Globe o, per gli altri tra cui Giancarlo, per mettersi alla prova testando i lavori effettuati sull’imbarcazione durante il cantiere invernale e fare così le verifiche necessarie prima del giro del mondo.

Grazie all’aiuto indispensabile del dipartimento della Vandea e della città di Les Sables d’Olonne, con il supporto delle autorità e della Federation France Voile sempre impegnata a preservare il mondo della nautica d’altura, la classe IMOCA e la società Sea to See sono riusciti a concretizzare l’organizzazione della regata.

« Per noi sostenere la Vandée-Arctique-Les Sables d’Olonne è un proseguio dei passi intrapresi per garantire lo svolgimento del Vendée Globe l’8 novembre. Siamo lieti di dare il benvenuto agli skipper del Vendée Globe a Les Sables d’Olonne, per un giro di riscaldamento che si preannuncia emozionante. Mi congratulo con tutti per aver saputo adattarsi alle restrizioni dovute dalla situazione attuale. Sicuramente questo programma sedurrà i marinai, il pubblico locale e tutti i sostenitori collegati in remoto durante questa nuova avventura. » Ha commentato Yves Auvinet, presidente del Consiglio dipartimentale della Vandea.

« Questa prima prova d’altura, la regata Vendée-Arctique-Les Sables d’Olonne, sancisce l’inizio di un anno ricco di eventi nautici prestigiosi per la nostra città dalla lunga tradizione marittima » ha dichiarato il Sindaco della città di Les Sables d’Olonne.

Antoine Mermod, Presidente della Classe IMOCA si è invece congratulato « con i team della classe IMOCA che sono stati subito pronti a regatare dopo due mesi di confinamento. Sono orgoglioso della capacità di adattamento e di reazione dei team, dei loro sponsor e degli organizzatori della Vendée-Arctique-Les Sables d’Olonne. Questa gara, organizzata in tempi brevissimi, non sarebbe mai stata possibile senza il supporto attivo ed entusiasta del Dipartimento e della Città, nonché del FFVoile e delle autorità coinvolte. La classe IMOCA e tutti gli skipper li ringraziano sentitamente! »

La Vendée-Arctique-Les Sables d’Olonne ha ricevuto l’approvazione delle autorità competenti grazie ad un piano organizzativo conforme alle condizioni sanitarie in vigore. Per tutelare gli skipper, i loro team e il pubblico non sarà organizzato un villaggio alla partenza. I 22 IMOCA partiranno il 3 luglio dal loro porto di origine e rimarranno al largo di Les Sables d’Olonne fino alla partenza. Grazie a questo approccio dell’organizzazione che coniuga alla perfezione sport e norme sanitarie, questa prima regata di ripresa costituisce un modello virtuoso da imitare.

Dal grande Nord al grande Sud: una sfida storica

Nonostante la crisi sanitaria abbia rallentato i lavori di preparazione, 22 IMOCA tra cui Prysmian Group saranno sulla linea di partenza. Ci saranno sei Open di nuova generazione che potranno quindi testare l’affidabilità e le loro performance rispetto ai concorrenti. Per cinque skipper sarà anche una prova determinante per completare la qualifica, mentre Giancarlo si propone di testare tutti i lavori fatti nel cantiere invernale.

« È una rotta nuova che trovo molto interessante ed affascinante perché non abbiamo mai disputato una regata in cui si naviga così a nord, fino alla Groenlandia. Credo che i passaggi chiave saranno i flussi depressionari che normalmente arrivano a sud dell’Islanda piuttosto scavati, importanti. La gestione delle depressioni che incontreremo quando saremo in Groenlandia e dovremo scendere sarà un passaggio a livello molto importante della regata. Dovremo affrontarle con una strategia consapevole per esprimere al meglio le nostre possibilità. Sarà una rotta tutta da scoprire e mi permetterà di fare un punto della situazione al termine di questa regata estiva e fresca, come la definirei », dichiara Giancarlo.

Dal grande Nord al grande Sud in pochi mesi: questa sfida sta già entrando nella storia della vela d’altura! Infatti, la Vendée-Arctique-Les Sables d’Olonne porterà i navigatori vicino al circolo polare artico, vale a dire oltre 60° Nord, solo quattro mesi prima che il Vendée Globe li conduca sotto 55° sud.